Roma – Si chiude un capitolo importante dell’inchiesta sulla tragica esplosione e il conseguente crollo di una palazzina nel quartiere di Monteverde Vecchio a Roma, un evento che ha scosso la Capitale e ha portato alla morte del turista scozzese Grant Paterson, 54 anni. La Procura di Roma ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a quattro persone, che ora rischiano di finire sotto processo con la pesante accusa di omicidio colposo.
La chiusura delle indagini e le accuse
A distanza di mesi dalla tragedia, avvenuta il 23 marzo scorso, i pubblici ministeri, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, hanno tirato le somme di un’attività investigativa complessa e meticolosa. Dalle indagini, condotte dai Carabinieri e supportate da una dettagliata consulenza tecnica, è emerso un quadro di presunte negligenze e irregolarità che avrebbero portato alla fatale esplosione. Gli indagati sono figure chiave nella gestione e manutenzione dell’immobile, adibito a casa vacanze: l’installatore dell’impianto a gas, l’usufruttuaria della palazzina, il gestore della struttura ricettiva e un architetto.
Secondo l’impianto accusatorio, la causa scatenante del disastro sarebbe stata un’errata installazione dell’impianto a gas, effettuata nel 2022. Questa falla nella sicurezza avrebbe provocato una fuga di gas che ha saturato gli ambienti, innescando la devastante deflagrazione. All’architetto, oltre all’omicidio colposo, viene contestato anche il reato di false attestazioni di conformità dell’immobile alla normativa vigente, un’accusa che aggrava ulteriormente la sua posizione, suggerendo una potenziale falsificazione di documenti cruciali per la sicurezza dell’edificio.
La tragedia di Grant Paterson
La vittima, Grant Paterson, si trovava a Roma per realizzare il sogno di visitare la Città Eterna. Poche ore prima della tragedia, aveva condiviso sui social media la sua gioia e il suo entusiasmo per il viaggio. Estratto vivo dalle macerie, le sue condizioni apparvero subito disperate: aveva riportato ustioni gravissime sul 70% del corpo e traumi da schiacciamento. Nonostante i disperati tentativi dei medici dell’ospedale Sant’Eugenio, dove era stato ricoverato in codice rosso, il turista scozzese è deceduto dopo alcune settimane di agonia.
L’esplosione, avvenuta in via Vitellia all’incrocio con via Pio Foà, fu talmente violenta da danneggiare anche una parte delle mura perimetrali della vicina Villa Pamphili, come confermato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, recatosi sul posto poco dopo l’accaduto.
Le responsabilità e il futuro giudiziario
L’inchiesta della Procura ha puntato a ricostruire l’intera catena di responsabilità. L’attenzione si è concentrata non solo sull’esecuzione materiale dei lavori all’impianto a gas, ma anche sulle verifiche e sui controlli che avrebbero dovuto garantire la sicurezza degli ospiti della struttura. L’avviso di conclusione delle indagini rappresenta un passo formale che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Gli indagati avranno ora la possibilità di presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati prima che la Procura prenda una decisione definitiva sul processo.
Questa vicenda solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza delle strutture ricettive e sulla necessità di controlli più rigorosi, specialmente per gli impianti potenzialmente pericolosi come quelli a gas. La morte di Grant Paterson diventa così un tragico monito sull’importanza della professionalità e del rispetto delle norme a tutela della vita umana.
