ROMA – Un nuovo, significativo capitolo si aggiunge alla complessa vicenda giudiziaria legata alla nave della ONG spagnola Open Arms. La Procura Generale presso la Corte di Cassazione ha depositato una memoria di 46 pagine che delinea una posizione nettamente critica nei confronti del ricorso presentato dalla Procura di Palermo contro la sentenza di assoluzione di primo grado per il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Sebbene la richiesta formale sarà presentata solo durante l’udienza fissata per l’11 dicembre, il contenuto dell’atto lascia presagire una richiesta di rigetto, segnando un punto potenzialmente decisivo nel processo.
Le motivazioni della Procura Generale: un “deficit dimostrativo”
Al centro delle argomentazioni della Procura Generale vi è la constatazione di un “deficit dimostrativo” nel ricorso dei magistrati palermitani. Secondo i supremi giudici, l’impugnazione si sarebbe concentrata quasi esclusivamente sulla condotta materiale della privazione della libertà personale, ovvero il mancato sbarco dei migranti, trascurando però di affrontare e dimostrare in modo compiuto gli altri elementi essenziali del reato, in particolare l’elemento soggettivo del dolo e la “colpevolezza” dell’allora Ministro dell’Interno.
Nella memoria si legge chiaramente che il ricorso “non dimostra, nella prospettiva di censura della sentenza impugnata, la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati, al fine di poter dimostrarne la tenuta della posizione accusatoria”. In sostanza, per la Procura Generale, l’accusa non avrebbe fornito argomentazioni sufficienti a provare l’intenzione di Salvini di commettere i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, al di là della semplice azione di ritardare lo sbarco.
Il contesto: l’assoluzione in primo grado e il ricorso “per saltum”
La vicenda risale all’agosto del 2019, quando Matteo Salvini, allora a capo del Viminale, impedì per giorni l’attracco a Lampedusa della nave Open Arms con a bordo 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo. Per questi fatti, era stato accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il 20 dicembre 2024, il Tribunale di Palermo lo ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici di primo grado avevano sostenuto che, pur essendo il divieto di ingresso illegittimo, l’obbligo di assegnare un “porto sicuro” (POS) spettava alla Spagna, in quanto stato di bandiera della nave, e non all’Italia.
Insoddisfatta della sentenza, la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha scelto di non percorrere la via dell’appello, optando invece per un “ricorso per saltum” direttamente in Cassazione. Questa procedura, prevista dall’articolo 569 del codice di procedura penale, consente di impugnare una sentenza di primo grado direttamente davanti ai giudici di legittimità, ma solo per motivi di violazione di legge. I PM siciliani hanno sostenuto che la sentenza di assoluzione fosse viziata da errori di diritto e da un’errata interpretazione delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.
La reazione di Matteo Salvini
Immediata e soddisfatta la reazione del diretto interessato. “Prendo atto con soddisfazione che la Procura Generale ha sostenuto che non sussistono i reati“, ha commentato a caldo il vicepremier Matteo Salvini. La posizione espressa nella memoria della Procura Generale rappresenta, per la difesa del leader della Lega, una conferma della correttezza del suo operato, volto, a suo dire, alla difesa dei confini nazionali.
Le prossime tappe e le implicazioni
L’udienza dell’11 dicembre sarà cruciale. In quella sede, il Procuratore Generale illustrerà oralmente le argomentazioni contenute nella memoria e formulerà la sua richiesta definitiva alla Corte. Se i giudici della Cassazione dovessero accogliere la linea della Procura Generale e rigettare il ricorso, la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini diventerebbe definitiva, chiudendo una delle pagine giudiziarie e politiche più dibattute degli ultimi anni in Italia. La decisione finale non solo determinerà l’esito del processo, ma potrebbe anche costituire un precedente importante nella complessa gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo e nel delicato equilibrio tra azione politica e responsabilità penale.
