ROMA – Si accende il dibattito all’interno della maggioranza di governo sulla strategia da adottare per il raggiungimento della pace in Ucraina. A manifestare posizioni divergenti sono due figure di primo piano dell’esecutivo: il Ministro degli Esteri e Vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, e il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Al centro del contendere, il ruolo che l’Unione Europea dovrebbe o non dovrebbe ricoprire nelle complesse trattative diplomatiche.
La posizione di Tajani: “L’Europa fa bene a essere presente”
Lasciando Montecitorio, il titolare della Farnesina ha risposto con fermezza a chi gli chiedeva un commento sulle recenti dichiarazioni del leader della Lega. “L’Europa si deve mettere in mezzo, tutti lo dicono, fa bene l’Europa ad essere presente e aiutare a risolvere i problemi”. Con queste parole, Tajani ha riaffermato quella che è la linea ufficiale del governo italiano e di gran parte delle cancellerie europee: un coinvolgimento diretto e attivo di Bruxelles è non solo auspicabile, ma necessario.
Il Ministro ha più volte sottolineato come la sicurezza del continente sia intrinsecamente legata all’esito del conflitto. “L’Ucraina rappresenta anche una barriera di sicurezza per l’Europa: se cade l’Ucraina aumentano i rischi per l’Europa e questo non possiamo assolutamente accettarlo né permetterlo”, aveva dichiarato in precedenza. Per Tajani, il ruolo dell’UE è giustificato anche dal suo coinvolgimento diretto nell’imposizione delle sanzioni alla Russia, un atto che la rende parte in causa nel processo di pace.
Salvini frena: “Lasciamo lavorare gli americani”
Di tutt’altro avviso è Matteo Salvini. Il segretario della Lega ha espresso una posizione nettamente più scettica sul protagonismo europeo, invocando un passo indietro per non interferire con la mediazione che, a suo dire, gli Stati Uniti stanno portando avanti. “Lasciamo che discutano Trump, Zelensky e Putin, senza invasioni di campo di Bruxelles, di Parigi o di Berlino”, ha affermato Salvini durante una conferenza stampa alla Camera.
Secondo il leader del Carroccio, l’Unione Europea avrebbe finora avuto un ruolo “pari allo zero se non fare sanzioni e spendere decine di miliardi di euro alimentando un giro di corruzione”. Salvini ha espresso fiducia nell’operato dell’ex presidente americano Donald Trump, ringraziandolo per aver “messo Putin e Zelensky intorno ad un tavolo”. “Se avessimo aspettato Macron e compagnia, campa cavallo”, ha aggiunto, criticando implicitamente l’approccio di alcuni leader europei. La sua posizione è chiara: “L’Unione europea non si metta di traverso”.
Il contesto: le indiscrezioni sul piano di pace e le divisioni europee
Questa divergenza di opinioni si inserisce in un contesto internazionale particolarmente delicato. Da giorni circolano indiscrezioni su un presunto piano di pace negoziato tra Washington e Mosca, che escluderebbe sia Kiev che l’Unione Europea. Sebbene Tajani abbia definito tali voci “solo indiscrezioni giornalistiche”, la possibilità di un accordo siglato sopra la testa dell’Europa preoccupa molti.
La posizione del governo italiano, come ribadito dal Ministero degli Affari Esteri, è di pieno sostegno al percorso europeo dell’Ucraina e alla “formula di pace” del Presidente Zelensky. Tuttavia, all’interno dell’UE non vi è una visione monolitica. Paesi come l’Ungheria di Viktor Orbán hanno espresso posizioni apertamente critiche verso il sostegno a Kiev, mentre altri, come la Francia, si sono mostrati disponibili anche a un intervento più diretto. L’Italia, pur sostenendo l’Ucraina, si è mostrata più restia su alcune opzioni, come l’invio di soldati.
Un dibattito che riflette le tensioni nella maggioranza
Lo scambio a distanza tra Tajani e Salvini non è solo una questione di politica estera, ma riflette anche le diverse anime della coalizione di governo. Da un lato, la posizione più istituzionale e filo-europeista di Forza Italia, incarnata da Tajani, in linea con il Partito Popolare Europeo. Dall’altro, la linea più critica verso le istituzioni di Bruxelles e più attenta a non isolare completamente la Russia, storicamente propria della Lega.
Questo dibattito pubblico mette in luce le sfide che l’esecutivo deve affrontare nel mantenere una linea coesa su un dossier così cruciale come la guerra in Ucraina, un conflitto che continua a ridisegnare gli equilibri geopolitici e a mettere alla prova la tenuta dell’unità europea e nazionale.
