Svolta storica nella gestione della sanità pubblica italiana. La Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, riunita in seduta straordinaria, ha raggiunto un’intesa unanime sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) per il 2025. L’accordo, siglato il 24 novembre, sblocca una dotazione complessiva di circa 136,5 miliardi di euro, segnando un momento di cruciale importanza per la sostenibilità e l’equità del servizio sanitario su tutto il territorio nazionale. La novità più rilevante è l’introduzione, seppur per ora limitata a una parte specifica del fondo, di criteri legati alle caratteristiche demografiche e geografiche, una richiesta avanzata da tempo dalle regioni più piccole e con maggiori criticità territoriali.
Una Ripartizione Complessa: la Quota Indistinta
Il cuore del finanziamento è rappresentato dalla cosiddetta “quota indistinta”, che per il 2025 ammonta a 130.668.126.000 euro. Questa porzione, che costituisce la quasi totalità del fondo, viene allocata seguendo parametri consolidati, volti a pesare le diverse necessità sanitarie della popolazione:
- Il 98,5% delle risorse è distribuito sulla base della popolazione residente e della frequenza dei consumi sanitari ponderata per fasce d’età. Questo criterio, pur essendo centrale, è da tempo oggetto di dibattito in quanto tende a non considerare i costi maggiorati dei servizi in aree a bassa densità.
- Un ulteriore 0,75% è assegnato in base al tasso di mortalità della popolazione, un indicatore che riflette indirettamente lo stato di salute generale di un territorio.
- Il restante 0,75% tiene conto di indicatori socio-economici, quali l’incidenza di povertà, la bassa scolarizzazione e la disoccupazione, riconoscendo il legame tra deprivazione sociale e maggiori bisogni di salute.
La Svolta della “Quota Premiale”: Equità e Solidarietà
La vera innovazione dell’accordo 2025 risiede nella gestione della “quota premiale”. Sebbene rappresenti una frazione minore del totale, pari allo 0,25% del Fondo, corrispondente a 341 milioni di euro, il suo valore politico e programmatico è immenso. Le Regioni, in un “reciproco sforzo di solidarietà”, hanno deciso di ripartire queste risorse attraverso un meccanismo di auto-coordinamento per garantire a tutti i territori un incremento dei finanziamenti.
Per la prima volta, tra i criteri per l’assegnazione di questa quota, compare l’indice della densità abitativa ed estensione territoriale. Questa decisione è stata accolta come una vittoria significativa da parte delle regioni caratterizzate da spopolamento, ampie zone montane e difficoltà logistiche, le quali sostengono da anni che erogare servizi sanitari in tali contesti comporta costi strutturalmente più elevati. Regioni come l’Abruzzo, l’Umbria e il Molise hanno guidato questa “battaglia di equità”, ottenendo un primo, tangibile riconoscimento delle loro istanze.
Grazie a questo nuovo criterio, una parte della quota premiale, circa 41 milioni di euro, sarà distribuita specificamente tra le regioni interessate da queste criticità. L’Abruzzo, ad esempio, riceverà circa sei milioni di euro in più rispetto a quanto avrebbe ottenuto con i criteri tradizionali. Anche l’Umbria beneficerà di un incremento di quasi 20 milioni.
Le Reazioni e le Prospettive Future: Verso il Fondo 2026
L’accordo è stato definito “un grande obiettivo politico, anche se per ora più simbolico che concreto sotto il profilo economico” dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che ha sottolineato l’importanza dell’alleanza trasversale tra diverse regioni. L’intesa, infatti, non si limita al 2025. L’impegno politico è quello di rendere stabile il criterio della densità demografica e dell’estensione territoriale, inserendolo a partire dal 2026 direttamente nel calcolo della ben più cospicua quota indistinta.
A tal fine, è già stata istituita una commissione di esperti universitari. Questo team avrà il compito di elaborare, entro due mesi, uno studio scientifico per definire in modo oggettivo i costi reali del servizio sanitario, tenendo conto delle diverse condizioni fisiche, sociali ed economiche che influenzano l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nei vari territori. L’obiettivo è superare i criteri di riparto ormai datati e correggere gli squilibri esistenti, garantendo il diritto alla salute in modo uniforme, dalle metropoli alle aree interne.
Questo accordo rappresenta, dunque, non solo una vitale iniezione di fondi per la sanità regionale, ma anche un passo culturale e politico verso un modello di finanziamento più giusto e aderente alle reali necessità dei cittadini, ovunque essi vivano.
