Una notte di terrore ha scosso il confine tra Afghanistan e Pakistan. Almeno dieci persone, di cui nove bambini e una donna, sono state uccise in seguito a una serie di bombardamenti aerei attribuiti alle forze pakistane. L’attacco più grave si è verificato nella provincia di Khost, ma raid sono stati segnalati anche nelle vicine regioni di Kunar e Paktika, dove si contano almeno quattro feriti. La notizia, diffusa dal portavoce del governo talebano, Zabihullah Mujahid, ha immediatamente innalzato il livello di allerta in una regione già segnata da decenni di instabilità e conflitti.
La dinamica degli attacchi e le vittime innocenti
Secondo le dichiarazioni di Mujahid, diffuse tramite il social network X, l’attacco principale ha avuto luogo intorno alla mezzanotte di lunedì, quando le forze pakistane hanno bombardato l’abitazione di un civile nel distretto di Gorbuz, nella provincia di Khost. Le vittime sono state identificate come nove bambini, cinque maschi e quattro femmine, e una donna. Questa strage di innocenti ha suscitato un’ondata di sdegno e ha messo in luce la drammatica vulnerabilità della popolazione civile intrappolata nelle dispute transfrontaliere.
Al momento, da parte del governo pakistano non è giunto alcun commento ufficiale sull’accaduto, lasciando un vuoto informativo che alimenta speculazioni e incertezze. L’assenza di una conferma indipendente rende difficile verificare i dettagli degli incidenti, ma la denuncia del governo talebano è netta e circostanziata.
Un contesto di tensioni crescenti
Questi bombardamenti non rappresentano un fulmine a ciel sereno, ma si inseriscono in un contesto di relazioni sempre più tese tra Kabul e Islamabad. Negli ultimi mesi, la frontiera tra i due paesi è stata teatro di accuse reciproche e scontri armati. Il Pakistan accusa da tempo il governo talebano di fornire rifugio e supporto ai militanti del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), un gruppo jihadista che compie attentati in territorio pakistano. Dal canto suo, l’Afghanistan nega queste accuse e, a sua volta, punta il dito contro Islamabad, accusandola di proteggere combattenti legati allo Stato Islamico (ISIS-K), attivi anche in Afghanistan.
I recenti raid aerei sembrano essere una rappresaglia diretta a un attentato suicida avvenuto lunedì mattina a Peshawar, nel nord del Pakistan, che ha colpito una sede delle forze paramilitari, causando tre morti e diversi feriti. Sebbene l’attacco non sia stato ancora rivendicato, le autorità pakistane hanno immediatamente puntato il dito contro il TTP, alimentando la spirale di violenza.
I tentativi di dialogo e mediazione non sono mancati. In passato era stato concordato un cessate il fuoco, ma i colloqui di pace si sono arenati all’inizio di novembre, lasciando il confine in una situazione di cronica instabilità. L’escalation degli ultimi giorni segna un pericoloso passo indietro e minaccia di vanificare ogni sforzo diplomatico.
Le radici storiche di un confine conteso
Per comprendere appieno la complessità della situazione, è necessario fare un passo indietro nella storia. Le relazioni tra Afghanistan e Pakistan sono storicamente complicate, segnate dalla questione irrisolta della “Linea Durand”. Questo confine, tracciato nel 1893 dall’amministrazione coloniale britannica, ha di fatto diviso il popolo Pashtun, creando una frontiera porosa e mai pienamente accettata da Kabul. Questa tensione di lungo periodo ha alimentato diffidenze e strategie volte a mantenere un’influenza nella regione di frontiera.
Il ritorno al potere dei talebani a Kabul nell’agosto del 2021, inizialmente visto da alcuni come una vittoria strategica per Islamabad, ha in realtà complicato ulteriormente il quadro. Se da un lato il Pakistan ha storicamente mantenuto legami con i talebani afghani, dall’altro si trova ora a fronteggiare la minaccia crescente dei talebani pakistani (TTP), che si sentono rinvigoriti dal successo dei loro “fratelli” afghani.
Implicazioni economiche e geopolitiche
L’instabilità al confine afghano-pakistano ha profonde ripercussioni economiche e geopolitiche per l’intera regione. La chiusura dei valichi di frontiera, come avvenuto in passato durante periodi di alta tensione, danneggia gravemente il commercio bilaterale e colpisce le economie locali, già fragili. L’Afghanistan, in particolare, dipende fortemente dalle rotte commerciali che attraversano il Pakistan per l’accesso ai porti marittimi.
A livello geopolitico, l’escalation rischia di creare un vuoto di potere che potrebbe essere sfruttato da altri attori regionali e internazionali. L’India, storica rivale del Pakistan, osserva con attenzione gli sviluppi, cercando di rafforzare i propri legami con il governo di Kabul. Un recente riavvicinamento tra la leadership talebana e Nuova Delhi, con discussioni su aiuti umanitari e rilancio del commercio, potrebbe essere visto da Islamabad come un’ulteriore minaccia ai propri interessi strategici.
La comunità internazionale, già alle prese con numerose crisi globali, si trova di fronte a un’altra polveriera pronta a esplodere. La priorità assoluta deve essere la protezione dei civili e la de-escalation del conflitto, ma la strada per una pace duratura appare, ancora una volta, lunga e piena di ostacoli.
