BERLINO – Il motore economico d’Europa mostra segni di affaticamento. Nel terzo trimestre del 2025, il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Germania ha registrato una crescita nulla, pari allo 0,0%, rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge dai dati ufficiali pubblicati dall’Istituto Federale di Statistica, Destatis, che confermano una fase di stagnazione per la più grande economia del continente. Su base annua, il dato destagionalizzato e corretto per gli effetti del calendario mostra un lieve aumento dello 0,3%, una cifra identica a quella dei due trimestri precedenti che evidenzia una ripresa ancora fragile e priva di slancio.

Questi numeri, sebbene in linea con le aspettative degli analisti, dipingono un quadro complesso per la Germania, che si trova a navigare in un contesto globale incerto, tra pressioni inflazionistiche, alti tassi di interesse e una domanda internazionale che fatica a decollare. La performance del terzo trimestre segue una contrazione dello 0,2% registrata nel secondo trimestre dell’anno, evitando per un soffio una recessione tecnica ma confermando le difficoltà strutturali in atto.

Le cause dietro la frenata: Export debole e consumi privati in calo

Secondo Ruth Brand, presidente di Destatis, a frenare l’attività economica sono state soprattutto le esportazioni deboli, da sempre pilastro del modello economico tedesco. In un contesto di rallentamento globale, la domanda per i beni “Made in Germany” si è indebolita, con un calo delle esportazioni di beni dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo si aggiunge la performance negativa dei consumi privati, diminuiti dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Si tratta del primo calo da fine 2023, influenzato dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie a causa dell’inflazione e da una minore spesa in settori come la ristorazione e gli alloggi.

A bilanciare parzialmente queste tendenze negative sono stati alcuni segnali positivi, seppur modesti:

  • Investimenti in crescita: La formazione lorda di capitale fisso è leggermente aumentata, trainata in particolare dagli investimenti in attrezzature e macchinari (+1,1%).
  • Spesa pubblica in aumento: I consumi pubblici sono cresciuti dello 0,8%, fornendo un contributo positivo alla domanda interna.
  • Servizi resilienti: Il settore dei servizi ha mostrato una certa tenuta, con una crescita del valore aggiunto dello 0,6% su base annua, in particolare nei comparti dei servizi pubblici, istruzione, sanità, commercio e trasporti.

Tuttavia, il settore delle costruzioni ha registrato un calo dello 0,5%, riflettendo le difficoltà legate all’aumento dei costi dei materiali e dei tassi di interesse.

Prospettive Future: Tra Rischio Stagnazione e Lenta Ripresa

Cosa ci attende nei prossimi mesi? Gli analisti e le istituzioni economiche sono concordi nel prevedere un percorso a ostacoli. La Commissione Europea stima che il PIL tedesco rimarrà sostanzialmente stagnante per tutto il 2025, per poi tornare a una crescita più solida dell’1,2% nel 2026. Anche il governo tedesco ha rivisto le sue previsioni, aspettandosi ora una crescita dello 0,2% per l’intero 2025, per poi accelerare all’1,3% nel 2026 e all’1,4% nel 2027. Questa ripresa, tuttavia, sarà in gran parte sostenuta dalla spesa pubblica, in particolare da fondi speciali per le infrastrutture e da un aumento delle spese per la difesa.

Le sfide strutturali rimangono significative. L’incertezza geopolitica, la transizione energetica e la necessità di digitalizzare l’industria sono fattori che peseranno sul potenziale di crescita a medio e lungo termine. Come avverte Timo Wollmershäuser, capo economista dell’istituto Ifo, il persistere di questa situazione di stallo rischia di portare a “ulteriori anni di paralisi economica e di erosione della posizione competitiva delle imprese”.

In conclusione, i dati del terzo trimestre confermano che la Germania si trova in una fase delicata. La “locomotiva d’Europa” non si è fermata, ma procede a velocità ridotta. La capacità del Paese di affrontare le sue debolezze interne e di adattarsi a un mondo in rapido cambiamento sarà cruciale non solo per il proprio futuro, ma per la stabilità dell’intera Eurozona.

Di atlante

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