L’esito delle elezioni regionali in Puglia, Campania e Veneto non solo ha definito i nuovi governi locali, ma ha anche offerto una fotografia complessa e sfaccettata delle dinamiche elettorali che attraversano il Paese. Dalle analisi dei flussi di voto emergono tendenze significative che meritano un’analisi approfondita, capaci di influenzare anche il dibattito politico nazionale. I risultati vedono le coalizioni uscenti confermate: il centrodestra in Veneto con Alberto Stefani e il centrosinistra in Campania con Roberto Fico e in Puglia con Antonio Decaro. Tuttavia, è la composizione del voto a rivelare le storie più interessanti.
Il Voto “Liquido” del Sud: Decaro e Fico Pesano nel Bacino del Centrodestra
Il dato più eclatante, evidenziato dagli studi del consorzio Opinio Italia per la Rai, riguarda la capacità dei candidati del “campo largo” di centrosinistra di attrarre consensi ben oltre i confini della propria coalizione, specialmente nel Mezzogiorno. In Puglia, il neo-governatore Antonio Decaro, eletto con un netto 63,97%, ha dimostrato una notevole forza attrattiva nei confronti dell’elettorato di centrodestra. Secondo l’analisi dei flussi, circa il 30% degli elettori che alle elezioni europee del 2024 avevano sostenuto i partiti della coalizione di governo nazionale ha scelto di votare per lui. Nello specifico, Decaro ha convinto il 31% di chi aveva votato per Fratelli d’Italia, il 30% degli elettori di Forza Italia e il 29% di quelli della Lega. Un travaso di voti che ha contribuito in modo determinante alla sua vittoria contro Luigi Lobuono, fermatosi al 35,13%.
Una dinamica simile, sebbene con percentuali leggermente inferiori, si è registrata in Campania. Qui, Roberto Fico, vincitore con il 60,63% dei consensi, ha intercettato il 19% degli elettori di Fratelli d’Italia, il 22% di quelli di Forza Italia e il 16% dei leghisti. Il suo avversario, Edmondo Cirielli, si è attestato al 35,72%. Questi dati suggeriscono una maggiore fluidità dell’elettorato meridionale, dove una quota significativa di simpatizzanti del centrodestra ha mostrato di preferire i candidati del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, forse premiando figure percepite come più vicine al territorio o capaci di interpretare meglio le esigenze locali.
Il flusso inverso, dal centrosinistra al centrodestra, è stato decisamente meno corposo. In Puglia, solo il 2% degli elettori del PD del 2024 ha votato per Lobuono, percentuale che sale al 10% per quanto riguarda l’elettorato del M5S. In Campania, Cirielli ha raccolto il 7% dei voti di chi alle europee aveva scelto il PD e il 3% di chi aveva votato per il Movimento 5 Stelle.
Il Veneto e la Fedeltà del Nord: Vince la “Canonicità”
Lo scenario cambia radicalmente in Veneto, dove il voto si è dimostrato più “canonico” e fedele alle tradizionali divisioni partitiche. Il candidato del centrodestra, Alberto Stefani, ha trionfato con il 64,39% dei voti, succedendo a Luca Zaia. Qui, il travaso di voti dal centrodestra verso il candidato del campo largo, Giovanni Manildo (fermo al 28,88%), è stato minimo, attestandosi tra l’1% e il 3%. Anzi, è stato Stefani a dimostrare una certa capacità di attrazione verso il campo avversario, conquistando il 5% degli elettori del PD e l’8% di quelli del Movimento 5 Stelle del 2024. Come sintetizzato da Antonio Noto, “in Veneto si è registrata una fidelizzazione al centrodestra, nel sud invece una quota significativa di simpatizzanti del centrodestra ha votato per i candidati del centrosinistra e 5 stelle”.
L’Analisi delle Preferenze: Il Fenomeno Zaia e le Dinamiche di Lista
Un altro capitolo fondamentale di questa tornata elettorale è l’analisi del voto di preferenza, condotta da Youtrend. Il Veneto, pur essendo la regione con il minor utilizzo del voto di preferenza, ha visto emergere un recordman assoluto: il governatore uscente Luca Zaia. Candidato come capolista per il Consiglio regionale, ha raccolto la cifra storica di 203.054 preferenze personali, superando un record che resisteva da 40 anni, quello di Alfredo Vito in Campania. Un risultato che, secondo molti analisti, ha avuto un effetto traino decisivo per la Lega e per la vittoria di Stefani.
In Puglia, è stata la lista del Partito Democratico a essere maggiormente trainata dalle preferenze, consolidando il suo ruolo di primo partito della coalizione. In Campania, invece, la lista più votata in termini di preferenze è stata “A testa alta”, legata al governatore uscente Vincenzo De Luca. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, i risultati mostrano un andamento a due facce: il miglior risultato in coalizione è stato registrato in Campania con il 9,9%, mentre il peggiore in Veneto, dove ha raccolto solo il 2,2% dei consensi.
Implicazioni Nazionali: il Campo Largo Riapre la Partita?
Al di là dei risultati regionali, l’analisi dell’Istituto Cattaneo proietta queste dinamiche sullo scenario politico nazionale, segnalando una tendenza interessante. La capacità dimostrata dal centrosinistra e dal M5S di far confluire i voti su candidati comuni, soprattutto al Sud, “riapre la competizione anche a livello nazionale”. Il focus si sposta sui collegi uninominali: se alle elezioni politiche del 2022 il centrodestra aveva ottenuto 98 seggi in più rispetto alle varie componenti del centrosinistra, una proiezione basata sui risultati di queste regionali ridurrebbe tale vantaggio a circa 34 seggi. Questo scenario, potenzialmente ancora più incerto, alimenta il dibattito sulla necessità di una nuova legge elettorale.
L’interrogativo, sollevato dall’Istituto Cattaneo, è cruciale: è preferibile un sistema che porti a esiti potenzialmente incerti, con governi sostenuti da maggioranze esili, o un sistema che, come nelle elezioni regionali appena concluse, consenta di celebrare vittorie e sconfitte nette, garantendo maggiore governabilità? Una domanda che segnerà il dibattito politico dei prossimi mesi, mentre i partiti analizzano i dati di un’Italia che, ancora una volta, si rivela complessa e diversificata nelle sue scelte elettorali.
