Il quadro accusatorio e le ammissioni
Nel cuore di Milano, un atto di violenza ha scosso la comunità studentesca e non solo. Cinque giovani, accusati di aver aggredito e ridotto in fin di vita uno studente della Bocconi per soli 50 euro, hanno ammesso il loro coinvolgimento nell’aggressione avvenuta in zona corso Como lo scorso 12 ottobre. Tuttavia, durante gli interrogatori, hanno tentato di difendersi dalle accuse di rapina e tentato omicidio aggravati, rimpallandosi le responsabilità e cercando di minimizzare il proprio ruolo nell’efferato crimine.
Le versioni dei maggiorenni
I due maggiorenni arrestati hanno fornito versioni discordanti dei fatti. Uno ha dichiarato di essere rimasto “lontano” dalla “zuffa”, mentre l’altro ha ammesso di aver colpito la vittima con un coltello, ma ha sostenuto di non averlo fatto con l’intenzione di causare danni così gravi. Entrambi hanno espresso pentimento e preoccupazione per le condizioni dello studente, ma resta da valutare l’effettiva genuinità di questa presa di coscienza.
Il ruolo dei minorenni
I tre minorenni coinvolti hanno cercato di limitare la propria responsabilità al pestaggio, negando qualsiasi coinvolgimento nel tentato omicidio. Anche loro hanno partecipato al rimpallo di responsabilità, cercando di scaricare la colpa sugli altri aggressori.
Le prove e le intercettazioni
A pesare sulle responsabilità dei cinque ragazzi non sono solo le loro dichiarazioni, ma anche le immagini delle telecamere di sorveglianza e le intercettazioni ambientali effettuate in Questura. In queste intercettazioni, uno dei maggiorenni mimava il gesto dei fendenti, mentre uno dei minorenni parlava di aver “spaccato di botte” la vittima e di un video in cui si vedrebbe la scena dell’accoltellamento.
Le richieste delle difese
Le difese dei maggiorenni hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari (gip) Chiara Valori l’attenuazione della misura cautelare, dal carcere ai domiciliari. La giudice si è riservata di decidere nei prossimi giorni, dopo aver sentito il parere del pubblico ministero (pm) Andrea Zanoncelli, titolare delle indagini. Nessuna richiesta è stata avanzata dai legali dei minorenni.
Riflessioni su un atto di violenza insensata
La vicenda di Milano solleva interrogativi profondi sulla violenza giovanile e sulla banalizzazione del crimine. L’aggressione, scatenata per un futile motivo economico, ha avuto conseguenze devastanti sulla vita della vittima e ha sconvolto l’intera comunità. È necessario un impegno corale da parte delle istituzioni, delle famiglie e della società civile per contrastare la cultura della violenza e promuovere valori di rispetto, solidarietà e legalità.
