Don Mattia Ferrari contro la diffamazione online

Don Mattia Ferrari, un prete di 32 anni originario di Modena e cappellano della ong ‘Mediterranea’, nota per il suo impegno nell’assistenza ai migranti, ha deciso di agire legalmente contro la diffamazione online. Si è costituito parte civile nel processo che lo vede contrapposto al titolare di un account su X, identificato come @rgowans, reo di aver pubblicato per anni post diffamatori contro di lui e la sua attività umanitaria.

Un ex addetto ai dati di Frontex dietro l’account diffamatorio

L’uomo dietro l’account @rgowans è stato identificato come un 56enne di nazionalità polacca, con un passato lavorativo come addetto ai dati riservati del servizio Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Il 56enne non era presente in aula durante la prima udienza del processo.

Le accuse di Don Ferrari: collegamenti con la mafia libica

Al termine dell’udienza, Don Ferrari ha rilasciato dichiarazioni ai cronisti, evidenziando come dietro a quel profilo di X potrebbero celarsi realtà ben più ampie e inquietanti. “Il profilo che noi abbiamo denunciato è considerato dai giornalisti portavoce della mafia libica”, ha affermato il prete modenese, spiegando come l’account pubblichi quotidianamente, dal 2017, materiale riguardante le milizie libiche, esponendo foto di migranti catturati e umiliati. Un’attività che, a suo dire, non è mai stata adeguatamente contrastata, se non attraverso questo processo.

L’appello alla politica e alle istituzioni

Don Ferrari, assistito dall’avvocato Francesca Cancellaro, ha poi lanciato un appello alla politica e alle istituzioni, sottolineando la necessità di un maggiore impegno per affrontare le cause profonde del problema. “Quello che è mancante in questi anni è ancora un impegno sufficiente da parte della politica perché a monte ci sono dei problemi da parte delle istituzioni e della politica e ci aspettiamo uno scatto in avanti da parte di istituzioni e politica perché se ciascuno fa la sua parte questa vicenda, per quanto grande ed epocale sia, quella della mafia libica e dei migranti si risolve. Però tutti la devono fare la propria parte”.

Un impegno necessario contro l’odio online e a favore dei diritti umani

La vicenda che vede coinvolto Don Mattia Ferrari mette in luce la pericolosità della diffamazione online e l’importanza di contrastare l’odio e la disinformazione, soprattutto quando questi colpiscono chi si impegna in prima linea per la difesa dei diritti umani. L’appello del sacerdote modenese sollecita una riflessione sull’urgenza di un impegno politico e istituzionale più incisivo per affrontare le cause strutturali delle migrazioni e contrastare le organizzazioni criminali che sfruttano la vulnerabilità dei migranti.

Di veritas

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