Un’ondata di indignazione popolare
Un’ampia coalizione di oltre 400 organizzazioni ha lanciato una petizione per chiedere la destituzione del governatore di Rio de Janeiro, Claudio Castro, in risposta alla sanguinosa operazione di polizia che ha colpito i complessi di favelas della Penha e dell’Alemão. L’operazione, mirata al Comando Vermelho, ha provocato la morte di oltre 130 persone, scatenando un’ondata di indignazione e accuse di brutalità da parte delle forze dell’ordine.
Accuse di ‘crimini di Stato’ e strumentalizzazione politica
Il manifesto che accompagna la raccolta di firme accusa Castro di “crimini di Stato” e di voler “costruire la sua immagine” su una “strage”. Gli attivisti denunciano l’uso politico del termine “narcoterrorismo”, che, a loro dire, il governatore utilizza per legittimare la violenza delle forze di sicurezza. Viene inoltre criticata la strategia che si concentra sulla “neutralizzazione” di presunti nemici, lasciando impuniti i capi del crimine organizzato.
Una strategia fallimentare e controproducente
Secondo i firmatari della petizione, la maxi operazione di polizia non solo non ha risolto il problema della criminalità, ma ha addirittura peggiorato la situazione. “La strage ha paralizzato l’intera regione metropolitana, generando più insicurezza che ordine”, si legge nel documento. Gli attivisti sostengono che le operazioni nelle favelas non eliminano il traffico di droga e che il massacro non aiuta a liberare i residenti dall’oppressione dei narcos. Anzi, il crimine organizzato si riorganizzerebbe dopo l’operazione, mentre disuguaglianza e mancanza di politiche pubbliche continuerebbero ad alimentare il narcotraffico.
La vera lotta al crimine: seguire il denaro
Il documento sottolinea che i maggiori sequestri di armi sono avvenuti in contesti diversi dalle favelas, come “condomìni di lusso e aeroporti”. Gli attivisti propongono un approccio alternativo per combattere il crimine organizzato: “Il modo giusto per combattere il crimine è seguire il denaro per soffocare le organizzazioni criminali”, conclude la nota, suggerendo un’indagine approfondita sui flussi finanziari che alimentano il narcotraffico.
Un approccio più olistico e sostenibile
La vicenda di Rio de Janeiro solleva interrogativi cruciali sull’efficacia e l’etica delle strategie di contrasto alla criminalità. Concentrarsi esclusivamente sulla repressione violenta, come dimostra questa operazione, rischia di generare ulteriori vittime e di non affrontare le cause profonde del problema. Un approccio più olistico, che combini azioni di polizia mirate con politiche sociali inclusive e investimenti nell’istruzione e nello sviluppo economico delle comunità più vulnerabili, potrebbe rappresentare una soluzione più sostenibile e rispettosa dei diritti umani.
