La requisitoria della Procura: omicidio volontario e manipolazione
La procuratrice aggiunta Lucia Russo ha concluso la sua requisitoria, durata nove ore, chiedendo la massima pena per Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia. Gualandi è accusato dell’omicidio volontario di Sofia Stefani, 33 anni, sua ex collega con la quale aveva una relazione extraconiugale. L’imputato non era presente in aula, a differenza dei genitori della vittima, che hanno seguito con dolore l’evolversi del processo.
Contestata la versione dell’incidente
La Procura ha smontato la tesi difensiva dell’incidente, sostenendo che Gualandi abbia agito con dolo. “Le indagini e il processo sull’omicidio di Sofia Stefani – ha sottolineato la procuratrice – rispetto ad altri casi non devono identificare l’autore del fatto, su questo non c’è dubbio, l’obiettivo è far luce sul dolo, sulla colpa, o sulla preterintenzionalità”. La versione di Gualandi, secondo cui il colpo sarebbe partito accidentalmente durante una colluttazione, è stata ritenuta “illogica” e “ai limiti della fantasia” dagli inquirenti e dai giudici.
Il movente passionale e la “feroce manipolazione”
Secondo la Procura, il movente dell’omicidio sarebbe da ricercarsi nella volontà di Gualandi di porre fine alla relazione con Sofia, che non accettava la fine del rapporto e cercava di rivelare la verità alla moglie dell’uomo. “Non c’è stato giorno dal 30 aprile in poi – ha detto Russo – in cui Sofia non ha provato a contattare la moglie di Gualandi”, per svelare la relazione. La procuratrice ha inoltre accusato Gualandi di aver esercitato una “feroce manipolazione” nei confronti di Sofia, sfruttando la sua vulnerabilità e il suo disturbo borderline di personalità. “La usava per destabilizzare l’ambiente in cui lavorava”, ha aggiunto Russo, sottolineando come Gualandi fosse in conflitto con la nuova comandante.
La difesa punta sull’accidentalità
La difesa di Gualandi, rappresentata dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, continua a sostenere la tesi del colpo partito accidentalmente durante una colluttazione. Gli avvocati hanno cercato di dimostrare l’assenza di premeditazione e di un reale movente per l’omicidio, sottolineando come Gualandi non avesse alcun motivo per uccidere Sofia.
Il ruolo del telefono di Sofia e le bugie di Gualandi
Le indagini, in particolare l’analisi del telefono di Sofia, hanno permesso di ricostruire la relazione tra i due e di smentire le dichiarazioni di Gualandi. “Il telefono di Sofia ci ha consentito di ricostruire ogni aspetto di quel rapporto, le vite dei protagonisti, a partire dal dicembre 2023, e ha ricostruito anche la deriva del drammatico rapporto. Le indagini – ha aggiunto Russo – hanno dimostrato con evidenza che Gualandi ha mentito a tutti”.
Un caso complesso tra passione, potere e fragilità
Il caso dell’omicidio di Sofia Stefani solleva interrogativi profondi sulla complessità delle relazioni umane, sul potere, sulla manipolazione e sulla fragilità emotiva. Al di là dell’esito processuale, resta la tragedia di una giovane vita spezzata e il dolore di una famiglia distrutta. La vicenda evidenzia l’importanza di affrontare con consapevolezza e responsabilità le relazioni interpersonali, soprattutto quando coinvolgono dinamiche di potere e vulnerabilità.
