Fatturato in calo e previsioni negative
Le imprese della componentistica auto in Italia sono in difficoltà. Dopo tre anni di crescita, i ricavi sono in calo del 6%, e le previsioni per il 2025 sono all’insegna del pessimismo in termini di fatturato, ordinativi, occupazione e investimenti. Questi dati emergono dall’ultima edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, un’indagine annuale realizzata dalla Camera di commercio di Torino e dall’Anfia. In Piemonte, la situazione è particolarmente critica, con una riduzione più marcata degli addetti (-2,4%).
Solo i settori del motorsport e dell’aftermarket mostrano risultati migliori, offrendo un barlume di speranza in un panorama altrimenti cupo. Tuttavia, la crescente preoccupazione per l’introduzione di dazi, che ora riguarda il 47% delle imprese rispetto al 32% della precedente rilevazione, e la crescente attenzione verso l’ingresso delle case automobilistiche cinesi in Europa, con la possibile apertura di nuovi stabilimenti, aggiungono ulteriori elementi di incertezza.
Diversificazione e dipendenza da Stellantis e Iveco
Di fronte a queste sfide, sempre più imprese stanno puntando sulla diversificazione in settori diversi dall’automotive, cercando di ridurre la propria dipendenza da un mercato in rapida evoluzione. La quota di aziende che dichiara di avere Stellantis o Iveco nel proprio portafoglio clienti si è assestata al 68,6%, un dato che, sebbene ancora significativo, indica una leggera diminuzione rispetto al passato, quando spesso superava il 70%.
Questo cambiamento potrebbe riflettere una strategia delle aziende di componentistica di ampliare la propria base clienti e ridurre la dipendenza da due grandi gruppi automobilistici, in un contesto di mercato sempre più competitivo e incerto.
L’allarme di Anfia sulla transizione energetica
Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia, ha lanciato un allarme sulla transizione energetica, sottolineando come l’attuale approccio mono-tecnologico centrato sull’elettrico stia danneggiando i componentisti europei. Secondo Stella, i prodotti dei componentisti europei coprono circa il 60% del contenuto tecnologico dei veicoli ICE (Internal Combustion Engine) prodotti in UE, ma solo il 40% circa quando si tratta di veicoli elettrici. Questo squilibrio potrebbe portare, secondo Clepa, alla perdita fino al 23% del valore aggiunto al 2030.
Stella ha sottolineato la necessità di “riprenderci la leadership europea nell’ambito della transizione energetica”, proponendo un cambio di percorso che tenga conto delle diverse tecnologie e non si concentri esclusivamente sull’elettrico.
Il peso del settore della componentistica in Italia e Piemonte
Nel 2024, il settore della componentistica automotive nazionale conta 2.134 imprese con 168.000 addetti e un fatturato annuale direttamente riconducibile al settore di circa 55,5 miliardi di euro. Il Piemonte, con 717 imprese, rappresenta il 33,6% del totale nazionale, confermando il ruolo chiave della regione nel panorama automotive italiano.
Questi numeri sottolineano l’importanza del settore della componentistica per l’economia italiana e piemontese, e la necessità di adottare misure urgenti per sostenere le imprese e affrontare le sfide del futuro.
Un futuro incerto ma con opportunità
La situazione del settore della componentistica auto è indubbiamente preoccupante, ma non priva di opportunità. La transizione verso la mobilità elettrica e la crescente concorrenza internazionale impongono alle imprese di innovare, diversificare e investire in nuove tecnologie. Allo stesso tempo, è fondamentale che le istituzioni europee e nazionali adottino politiche industriali che sostengano il settore, promuovano la ricerca e lo sviluppo, e garantiscano una transizione energetica equa e sostenibile.
