La visione di Infantino e le polemiche

Nel 2017, l’annuncio di Gianni Infantino sull’allargamento dei Mondiali a 48 squadre aveva scatenato un’ondata di reazioni contrastanti. Da un lato, la promessa di un torneo più inclusivo, che avrebbe dato spazio a nazioni calcisticamente meno sviluppate. Dall’altro, le proteste della Fifpro e di diverse federazioni europee, che ritenevano insufficiente l’aumento dei posti riservati al Vecchio Continente (da 13 a 16) rispetto a quelli destinati ad Africa (9) e Asia (8). La motivazione di Infantino era chiara: “Il calcio è di tutti”. Una frase che suonava come una promessa di cambiamento e di opportunità per realtà calcistiche fino ad allora relegate ai margini del panorama internazionale.

Capo Verde riscrive la storia

Il primo Mondiale a 48 squadre ha già regalato una pagina di storia con la qualificazione di Capo Verde. La nazionale africana, tra le cui fila milita Roberto Lopes, difensore scoperto tramite un annuncio di lavoro su LinkedIn, ha strappato al Qatar il primato di Paese più piccolo per estensione a partecipare a un Mondiale, e si piazza secondo per popolazione (circa 524.000 abitanti contro i 340.000 dell’Islanda nel 2018). Un traguardo straordinario, che testimonia come il calcio possa unire e regalare gioie immense anche a realtà geograficamente e demograficamente limitate.

Faroe, Suriname, Curacao e Haiti: la carica dei sognatori

Sull’onda dell’entusiasmo generato dalla qualificazione di Capo Verde, altre piccole nazioni sognano di emularne le gesta. Le isole Faroe, con poco più di 50.000 abitanti, sono terze nel gruppo L europeo e puntano ai playoff, anche se l’impresa si preannuncia ardua. Il Suriname, galvanizzato dalla recente vittoria contro El Salvador, guida il Gruppo A delle qualificazioni Concacaf, a pari punti con Panama. Curacao, isola caraibica con 150.000 abitanti allenata da Dick Advocaat, è in testa al girone B del continente americano. Infine, Haiti, dopo una vittoria roboante contro il Nicaragua, ha subito una battuta d’arresto contro l’Honduras, ma non ha ancora perso le speranze di qualificarsi per il Mondiale.

San Marino: un sogno quasi impossibile, ma non del tutto

La situazione più paradossale è quella di San Marino, attualmente al 210° posto del ranking FIFA e ultimo nel girone H europeo. Nonostante ciò, un cervellotico regolamento legato alla Nations League potrebbe spalancare le porte degli spareggi alla nazionale sammarinese. Vincendo il gruppo 1 della Lega D dell’edizione 2024-’25, San Marino entrerebbe nella “graduatoria” delle possibili ripescate e, grazie a una serie di improbabili incastri, potrebbe giocarsi l’accesso al Mondiale. Un’eventualità remota, ma che alimenta la speranza di un’intera nazione.

Un’opportunità per il calcio globale

L’allargamento dei Mondiali a 48 squadre rappresenta un’opportunità unica per promuovere la crescita del calcio a livello globale. Pur con le criticità legate alla formula e alla congestione del calendario, questa decisione può contribuire a dare visibilità a realtà calcistiche marginali, stimolare gli investimenti nelle infrastrutture e nei settori giovanili, e alimentare la passione per il calcio in paesi dove questo sport è ancora in fase di sviluppo. Resta da vedere se questa promessa di inclusività si tradurrà in un reale beneficio per il calcio mondiale, ma l’entusiasmo e la determinazione di nazioni come Capo Verde, Faroe, Suriname e San Marino sono un segnale incoraggiante.

Di nike

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