Un nuovo inizio in Italia
La storia di Andy Diaz è un racconto di coraggio, determinazione e integrazione. Il triplista azzurro, originario di Cuba, ha trovato in Italia la sua seconda casa, un luogo dove poter esprimere al meglio il suo talento e realizzare i suoi sogni sportivi. “Il mio approccio con l’Italia è stato difficile all’inizio, come tutti, ma ho subito preso le abitudini italiane”, racconta Diaz all’ANSA. “Ho avuto la fortuna di trovare Fabrizio Donato che mi ha portato a casa sua, poi piano piano tutto ha iniziato a migliorare. Mi trovo bene in Italia, a saperlo sarei venuto prima”.
Dalle prime gare all’Avana ai successi in azzurro
La passione per l’atletica nasce all’Avana, grazie alla madre Milagros che lo avvicina a questo sport all’età di otto anni. Dopo i primi passi mossi sull’isola caraibica, un infortunio gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Durante il viaggio di ritorno, Andy prende una decisione che cambierà la sua vita: lasciare la squadra cubana e trasferirsi in Italia, contattando Fabrizio Donato, atleta che ammirava per la sua longevità sportiva.
Nel 2023 arriva la cittadinanza italiana e, con essa, i primi successi con la maglia azzurra. “Indossando la maglia della Nazionale ho vinto il bronzo all’Olimpiade, lì si è aperto il rubinetto”, afferma Diaz. “Il mio sogno è sempre stato quello di cantare l’inno di Mameli dal gradino più alto del podio e ci sono riuscito all’Europeo. Poi ho conquistato l’oro al mondiale indoor che mi ha trasmesso ancora più tranquillità”.
Integrazione e assenza di razzismo
Andy Diaz si è perfettamente integrato nella società italiana, trovando un ambiente accogliente e stimolante. “Razzismo? Ho sentito episodi capitati ad altri ma a me non è mai successo”, ammette Diaz. “Il mio carattere mi aiuta, mi piace molto scherzare e sono molto socievole. Il colore della pelle non è mai stato un problema”.
Obiettivi futuri e il sogno olimpico
Nonostante i successi già ottenuti, Andy Diaz non si sente appagato e guarda al futuro con ambizione. “Non mi sento arrivato, ho ancora tantissima fame”, dichiara. “Vincere è difficile, ma ripetersi lo è di più. Per ora penso a recuperare, se devo rinunciare alla stagione indoor lo faccio perché voglio tornare al 100%. Il sogno rimane l’oro ai Giochi di Los Angeles, ma Fabrizio Donato, il mio allenatore, mi dice sempre che ho ancora 10 anni di carriera. Voglio battere il suo record di longevità”.
Il rapporto con Fabrizio Donato
Il rapporto tra Andy Diaz e Fabrizio Donato va oltre la semplice relazione allenatore-atleta. È un legame di stima, amicizia e fiducia reciproca. “Nella vita ci vuole fortuna e io l’ho avuta incontrando le persone giuste, tra cui Andy”, afferma Donato. “Allenarlo è uno spettacolo, nel bene o nel male. Dietro la sua corazza c’è un grande cuore, c’è la voglia di rincorrere i propri sogni e sono fortunato di averlo incontrato. Lui mi prende ad esempio ed è un onore per me”.
Un esempio di integrazione e successo nello sport italiano
La storia di Andy Diaz è un esempio di come lo sport possa essere un veicolo di integrazione e riscatto sociale. Il suo percorso, da Cuba all’Italia, è un inno alla determinazione, alla resilienza e alla capacità di superare le difficoltà. Con il suo talento e la sua ambizione, Andy Diaz è destinato a scrivere nuove pagine di storia nello sport italiano, portando in alto i colori azzurri e ispirando le nuove generazioni di atleti.
