Antananarivo blindata dopo la nomina del Primo Ministro

La capitale del Madagascar, Antananarivo, si è risvegliata in uno stato di tensione palpabile. Posti di blocco delle forze di sicurezza hanno frammentato la città, in seguito alla nomina di un militare come Primo Ministro. La mossa, percepita come un tentativo di placare le crescenti proteste, ha avuto l’effetto opposto, alimentando ulteriormente la rabbia popolare e sollevando interrogativi sulla stabilità politica del paese.

La Gen Z malgascia lancia un ultimatum al Presidente

Il movimento di protesta Gen Z, che ha saputo sfruttare i social media per organizzare le manifestazioni degli ultimi 12 giorni, ha reagito con fermezza alla nomina del nuovo Primo Ministro. Ribadendo la richiesta di dimissioni del Presidente Andry Rajoelina, i giovani hanno lanciato un ultimatum di 48 ore per ottenere una risposta concreta alle loro istanze. “Finché Andry Rajoelina rimarrà al potere, continueremo a lottare”, si legge sui loro canali social, segno di una determinazione che non sembra vacillare.

Incontro al Palazzo Presidenziale e minaccia di sciopero generale

In una mossa distensiva, il Presidente Rajoelina ha convocato un incontro al Palazzo Presidenziale, promettendo di “riunire le diverse forze vive della nazione”. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire un’opportunità di dialogo e di confronto diretto, permettendo ai partecipanti di esprimere liberamente le proprie preoccupazioni. Tuttavia, il movimento di protesta ha già minacciato uno “sciopero generale nazionale” e di “prendere tutte le decisioni necessarie” qualora non dovessero emergere soluzioni concrete. La scadenza dell’ultimatum, fissata per mercoledì sera, rappresenta un momento cruciale per il futuro politico del Madagascar.

La nomina del nuovo Primo Ministro: una mossa disperata?

In tarda serata, il Presidente Rajoelina ha annunciato la nomina di Ruphin Fortunat Dimbisoa Zafisambo, generale dell’esercito, come Primo Ministro. Una scelta motivata, secondo il Presidente, dalla necessità di avere una figura “pulita, integra e che lavora rapidamente”, capace di “servire il popolo” e di “salvare il Madagascar”. Resta da vedere se questa nomina sarà sufficiente a placare la rabbia popolare, alimentata da anni di blackout idrici ed elettrici che affliggono la poverissima isola dell’Oceano Indiano.

Repressione delle proteste e crescente tensione sociale

Le manifestazioni degli ultimi giorni, guidate principalmente dalla Gen Z, sono state caratterizzate da una forte repressione da parte delle forze di sicurezza, che hanno disperso centinaia di manifestanti con gas lacrimogeni. Un clima di tensione sociale che rischia di degenerare in una crisi politica di proporzioni ancora maggiori, con conseguenze imprevedibili per il futuro del Madagascar.

Un futuro incerto per il Madagascar

La situazione in Madagascar appare estremamente delicata. La combinazione di proteste giovanili, crisi economica e repressione governativa crea un mix esplosivo che potrebbe portare a scenari imprevedibili. La nomina di un militare come Primo Ministro, lungi dal risolvere i problemi, potrebbe esacerbare ulteriormente la situazione, alimentando la sfiducia nei confronti delle istituzioni e aprendo la strada a nuove ondate di proteste e disordini. Il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise appaiono, in questo momento, l’unica via percorribile per evitare il collasso del paese.

Di atlante

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