Il mistero della scomparsa sul Monviso

Sono riprese questa mattina, su disposizione della Prefettura di Cuneo, le ricerche di Nicola Ivaldo, medico 66enne di Albenga, scomparso tra il 15 e il 16 settembre dello scorso anno sul Monviso. La vicenda, che aveva scosso la comunità locale e non solo, torna al centro dell’attenzione con una nuova operazione di ricerca.

Un coordinamento interforze per la ricerca

Su richiesta della Prefettura è stato attivato un coordinamento interforze che vede coinvolti il Soccorso Alpino e Speleologico, la Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco. L’operazione, pianificata nei giorni scorsi, si avvale dell’uso di droni e di personale a terra esperto in ricerche in ambienti impervi. Le operazioni proseguiranno anche nei prossimi giorni, con la speranza di trovare elementi utili a risolvere il caso.

La cronologia degli eventi

Nicola Ivaldo, escursionista esperto, era partito da solo il 14 settembre, diretto verso il vallone di Vallanta, sopra Pontechianale. L’ultimo segnale del suo cellulare è stato localizzato nei pressi della vetta del Monviso, mentre la sua auto è stata ritrovata alla diga di Pontechianale. Le ricerche erano partite il 16 settembre, dopo che non si era presentato al lavoro, ma furono ostacolate da una forte nevicata. I successivi sorvoli in elicottero non avevano dato esito e a ottobre il piano di ricerca era stato chiuso.

La speranza di un ritrovamento

Nonostante il tempo trascorso e le difficoltà del territorio, le autorità non si sono arrese. Ora si torna in quota per tentare di ritrovare il corpo del 66enne, nella speranza di dare una risposta ai familiari e di fare luce su quanto accaduto. L’impegno delle squadre di soccorso è massimo, con l’utilizzo di tecnologie avanzate e l’esperienza di professionisti del settore.

Riflessioni sulla sicurezza in montagna

La ripresa delle ricerche di Nicola Ivaldo ci ricorda l’importanza della prudenza e della preparazione quando si affrontano escursioni in montagna. Anche escursionisti esperti possono trovarsi in situazioni di difficoltà, e la montagna può rivelarsi un ambiente ostile. È fondamentale pianificare attentamente i percorsi, informarsi sulle condizioni meteorologiche e comunicare sempre i propri itinerari. La speranza è che questa vicenda possa sensibilizzare tutti gli amanti della montagna a una maggiore consapevolezza dei rischi e a un comportamento responsabile.

Di veritas

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