Un anniversario leggendario
Il 25 luglio si avvicina un anniversario cruciale per la storia della musica: il concerto del 1965 al Newport Folk Festival in cui Bob Dylan, allora ventiquattrenne, abbandonò il folk tradizionale per abbracciare il rock d’autore. Un evento di soli 20 minuti che ha scatenato polemiche, fischi e un acceso dibattito culturale, ma che ha segnato una svolta epocale nella carriera di Dylan e nella musica popolare.
La genesi di una rivoluzione musicale
La decisione di Dylan di esibirsi con strumenti elettrici non fu improvvisa. Già nel marzo del 1965 aveva pubblicato l’album “Bringing It All Back Home”, un lavoro che anticipava la sua transizione, con un lato acustico e uno elettrico, caratterizzato da brani come “Subterranean Homesick Blues”. Poco prima del festival, uscì il singolo “Like a Rolling Stone”, che divenne la sua prima hit da top 10. Tuttavia, il passaggio all’elettrico sul palco di Newport rappresentò una rottura definitiva con le aspettative del pubblico folk, più incline alla tradizione acustica.
La performance incriminata
Accompagnato dalla Paul Butterfield Blues Band, Dylan eseguì tre brani: “Maggie’s Farm”, “Like a Rolling Stone” e una versione embrionale di “It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry”. La reazione del pubblico fu immediata e controversa: fischi assordanti, contestazioni e oggetti lanciati sul palco. La rabbia dell’establishment folk, rappresentato da figure come Pete Seeger e Alan Lomax, era palpabile. Dopo la contestata performance, Dylan tornò sul palco da solo, suonando in acustico “Mr. Tambourine Man” e “It’s All Over Now, Baby Blue”, un gesto interpretato come un addio simbolico al folk tradizionale.
Un evento controverso e manipolato?
Secondo Elijah Wald, autore del libro da cui è tratto il biopic “A Complete Unknown”, la documentazione filmata dell’evento sarebbe stata manipolata. Wald suggerisce che i fischi potrebbero non essere stati causati tanto dall’uso di strumenti elettrici, quanto dalla breve durata della performance di Dylan, che lasciò il palco dopo soli tre brani. Questa interpretazione alternativa mette in discussione la narrazione tradizionale dell’evento.
Il ritorno a Newport e l’eredità
Dopo 37 anni di assenza, Dylan tornò a Newport nel 2002, presentandosi con una parrucca e una barba finta, quasi a voler ironizzare sull’importanza che quel palco aveva assunto nella sua storia. Come ha sottolineato Joe Boyd, il producer di Newport 1965, quel concerto è diventato cruciale col senno di poi, un momento in cui tutti percepirono che stava accadendo qualcosa di importante. La “svolta elettrica” di Bob Dylan rimane un simbolo di libertà artistica e di coraggio nel seguire la propria visione, anche a costo di sfidare le convenzioni e le aspettative del pubblico.
Riflessioni su un mito
A distanza di 60 anni, il concerto di Bob Dylan a Newport continua a suscitare interesse e dibattito. Al di là delle polemiche e delle interpretazioni contrastanti, resta il valore di un artista che ha saputo reinventarsi, rompere gli schemi e tracciare una nuova strada nella musica popolare. La sua “svolta elettrica” ha ispirato generazioni di musicisti e ha contribuito a definire il suono del rock d’autore. Resta da chiedersi se il pubblico di Newport fischiò Dylan per il suono elettrico o per la brevità della sua esibizione. Forse la verità sta nel mezzo, ma una cosa è certa: quel giorno, la musica non fu più la stessa.
