Aumento dell’età pensionabile: un trend in crescita
L’età media effettiva di pensionamento in Italia ha continuato a salire, passando da 64,2 anni nel 2023 a 64,8 anni nel 2024. Questo incremento è il risultato di una serie di riforme che hanno progressivamente ristretto le possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Negli ultimi trent’anni, l’età pensionabile è aumentata di ben sette anni, riflettendo una tendenza demografica e legislativa volta a garantire la sostenibilità del sistema previdenziale.
Divario di genere nelle pensioni: una disparità persistente
Nonostante l’aumento generale dell’età pensionabile, persistono significative disparità di genere. Le donne tendono ad andare in pensione con un’età effettiva superiore di un anno e cinque mesi rispetto agli uomini, principalmente a causa di carriere lavorative più brevi e maggiori difficoltà nell’accesso alla pensione anticipata. Questa situazione si traduce in pensioni medie significativamente più basse per le donne: gli uomini percepiscono in media 2.142,60 euro, il 34% in più rispetto ai 1.594,82 euro delle donne.
Occupazione in crescita, ma retribuzioni in calo
Il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto livelli record, con un aumento di 400.000 lavoratori nel 2024 rispetto al 2023 e di 1,5 milioni rispetto al 2019. Questo incremento è trainato principalmente dall’occupazione dipendente nel settore privato, che ha guadagnato 1,4 milioni di posti di lavoro dal 2019. Tuttavia, la crescita dell’occupazione non si traduce necessariamente in un miglioramento del potere d’acquisto. A causa dell’inflazione, le retribuzioni reali hanno subito una contrazione: tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni contrattuali sono aumentate dell’8,3%, mentre i prezzi sono cresciuti del 17,4%, erodendo oltre nove punti di potere d’acquisto.
Interventi fiscali e retribuzioni nette
L’Inps evidenzia che le retribuzioni nette hanno beneficiato di diversi provvedimenti fiscali, crescendo in misura maggiore rispetto a quelle contrattuali. In particolare, si è registrato un aumento del 14,5% per il primo percentile, del 16,9% per la mediana (quasi in linea con l’inflazione) e del 12,0% per il novantesimo percentile. Questi interventi hanno contribuito a mitigare, almeno in parte, l’impatto dell’inflazione sui redditi dei lavoratori.
Pensioni anticipate e di vecchiaia: un confronto
L’analisi dei dati Inps rivela differenze significative tra le diverse tipologie di pensione. L’importo medio mensile per le pensioni anticipate è di 2.133 euro, mentre per quelle di vecchiaia è di 1.021 euro. Le pensioni di invalidità si attestano in media a 1.151 euro, mentre quelle ai superstiti a 855 euro. Le prestazioni assistenziali, infine, si fermano a circa 502 euro mensili. Il 66% delle pensioni anticipate è erogato ai maschi, mentre le femmine percepiscono il 61% dei trattamenti di vecchiaia. L’età media di uscita per la pensione di vecchiaia è di 67,2 anni, mentre per l’anticipata è di 61,6 anni.
Considerazioni finali: sfide e prospettive per il futuro del sistema previdenziale
L’aumento dell’età pensionabile e le disparità di genere nel sistema previdenziale italiano sollevano importanti interrogativi sul futuro del welfare. Se da un lato è necessario garantire la sostenibilità del sistema, dall’altro è fondamentale affrontare le disuguaglianze e promuovere una maggiore equità. L’incremento dell’occupazione, soprattutto femminile, rappresenta un passo importante, ma è essenziale intervenire anche sulle retribuzioni e sulle politiche di conciliazione vita-lavoro per ridurre il divario di genere e garantire pensioni adeguate per tutti.
