La scoperta della violazione del divieto di avvicinamento
Durante l’udienza di affidamento della figlia agli zii materni, gli operatori dei servizi sociali di Settala hanno rivelato di aver scoperto, nell’ottobre 2023, che il padre non rispettava il provvedimento di allontanamento e il divieto di avvicinamento firmato dai giudici minorili otto mesi prima. Nonostante il “decreto provvisorio” della magistratura, l’uomo “incontrava la bambina spesso”.
Le dichiarazioni contrastanti della madre
Gli operatori sociali hanno riferito che la madre “ha negato” che il marito si fosse riavvicinato, affermando che “non si era più presentato a casa”. Questa discrepanza tra la realtà dei fatti e le dichiarazioni della madre solleva interrogativi sulla sua volontà di proteggere la figlia e sulla sua percezione del rischio.
I colloqui protetti e il sentore di una riconciliazione
I dipendenti comunali hanno spiegato che i colloqui protetti tra padre e figlia si sono tenuti “regolarmente” fino al luglio dell’anno scorso. “Noi avevamo il sentore che la signora volesse riconciliarsi” con il marito e che stava aspettando la definizione del procedimento nato in seguito a una sua denuncia per maltrattamenti. Tuttavia, “non abbiamo mai saputo del rientro a casa” dell’uomo.
Il coinvolgimento della scuola
Anche la scuola della bambina, descritta come “tranquilla” e “solare”, era stata informata del divieto di avvicinamento del padre già nell’autunno di due anni fa. Questo dimostra che diverse figure professionali erano a conoscenza della situazione di rischio, ma non sono riuscite a prevenire la tragedia.
Riflessioni sulla protezione dei minori e l’efficacia delle misure restrittive
La tragica vicenda di Settala solleva interrogativi sulla protezione dei minori in situazioni di violenza domestica. Nonostante l’esistenza di un divieto di avvicinamento e il coinvolgimento dei servizi sociali e della scuola, il padre è riuscito a violare le restrizioni e a commettere l’omicidio. È necessario riflettere sull’efficacia delle misure restrittive e sulla necessità di un maggiore coordinamento tra le diverse figure professionali coinvolte nella protezione dei minori.
