L’allarme di Don Ciotti dal Friuli Venezia Giulia
In un contesto di crescente preoccupazione per la presenza mafiosa nel Nord Italia, Don Luigi Ciotti, figura di spicco nella lotta contro la criminalità organizzata e fondatore di Libera, ha lanciato un monito significativo dal palco del Teatro Politeama Rossetti di Trieste. Davanti a una platea di 2.300 studenti provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia, intervenuti per assistere allo spettacolo di teatro danza “Mafia il mondo parallelo”, Don Ciotti ha sottolineato il pericolo di una normalizzazione del fenomeno mafioso, avvertendo che “le mafie al Nord ci sono e non bisogna essere superficiali”.
Un appello alla responsabilità collettiva
L’intervento di Don Ciotti è stato un richiamo alla responsabilità collettiva: “Se la mafia c’è, tocca esserci noi, assumerci la nostra parte di responsabilità”. Un invito a non abbassare la guardia e a contrastare attivamente ogni forma di criminalità organizzata, soprattutto in un momento storico in cui la percezione pubblica sembra orientata a minimizzare la gravità del problema.
Trieste e il Friuli Venezia Giulia: un territorio di transito
L’iniziativa, promossa dalla Prefettura di Trieste in collaborazione con Regione Fvg, Comune di Trieste e Ufficio scolastico, ha avuto lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare i giovani, alla cultura della legalità. Il prefetto di Trieste, Pietro Signoriello, ha definito il Friuli Venezia Giulia un territorio “immune” dalle mafie, nel senso che queste non vi sono radicate, ma ha riconosciuto l’esistenza di traffici “di transito”, evidenziando la necessità di vigilare costantemente.
Ricordi di Falcone e Borsellino e la realtà attuale
Don Ciotti ha condiviso ricordi personali legati alle stragi di Capaci e via D’Amelio, sottolineando la sua vicinanza a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ha poi evidenziato come, oggi, la mafia si presenti come una “agenzia di servizio” per imprenditori e commercianti in difficoltà, offrendo denaro e aiuto in cambio di sottomissione e favoreggiamento. Un quadro allarmante che richiede un impegno ancora maggiore nella lotta alla criminalità.
L’omertà uccide la speranza
Infine, Don Ciotti ha lanciato un appello ai giovani, sottolineando come l’80% dei familiari delle vittime di mafia non conosca la verità. “Eppure le verità passeggiano nelle strade; l’omertà uccide la speranza”, ha affermato, esortando i ragazzi a rompere il muro del silenzio e a contribuire alla ricerca della giustizia e della verità.
Un impegno costante contro l’indifferenza
Le parole di Don Ciotti risuonano come un campanello d’allarme in un’epoca in cui la mafia sembra aver cambiato volto, infiltrandosi silenziamente nel tessuto economico e sociale del Nord Italia. La sua testimonianza ci ricorda che la lotta alla criminalità organizzata è un impegno costante, che richiede la partecipazione attiva di tutti i cittadini, soprattutto dei giovani, per contrastare l’indifferenza e promuovere una cultura della legalità e della giustizia.
