Teheran non cede: l’arricchimento dell’uranio è un diritto
In una dichiarazione rilasciata poco prima della sua partenza per Muscat, Oman, il Ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha ribadito con fermezza la posizione del suo paese riguardo al programma nucleare. “L’arricchimento dell’uranio è un diritto dell’Iran, e non intendiamo rinunciarvi”, ha affermato Araghchi, sottolineando che Teheran non è disposta a scendere a compromessi su questo punto cruciale.
Questa dichiarazione arriva alla vigilia del quarto round di colloqui tra Iran e Stati Uniti sul nucleare, che si terranno a Muscat, con la mediazione del governo omanita. I colloqui mirano a trovare un terreno comune per rilanciare l’accordo nucleare del 2015, noto come JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente nel 2018 sotto la presidenza di Donald Trump.
Il contesto dei negoziati sul nucleare iraniano
La questione dell’arricchimento dell’uranio è al centro delle tensioni tra Iran e le potenze occidentali da anni. L’Iran sostiene che il suo programma nucleare ha scopi esclusivamente pacifici, come la produzione di energia e isotopi medicali. Tuttavia, la capacità di arricchire l’uranio solleva preoccupazioni sulla possibilità che l’Iran possa sviluppare armi nucleari, anche se Teheran ha sempre negato tali intenzioni.
L’accordo JCPOA, firmato nel 2015 tra Iran e il gruppo dei P5+1 (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania), prevedeva limiti rigorosi al programma nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni economiche. Dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo e la reimposizione delle sanzioni, l’Iran ha gradualmente ridotto i suoi impegni, riprendendo alcune attività di arricchimento dell’uranio.
I colloqui in corso a Muscat rappresentano un tentativo di riportare l’Iran e gli Stati Uniti al rispetto degli obblighi previsti dall’accordo JCPOA. Tuttavia, le divergenze rimangono significative, in particolare sulla sequenza dei passi da compiere per la revoca delle sanzioni e la ripresa del programma nucleare iraniano.
Il ruolo dell’Oman come mediatore
L’Oman ha svolto un ruolo di mediazione cruciale nei negoziati tra Iran e Stati Uniti in passato, grazie alla sua posizione neutrale e alle buone relazioni con entrambe le parti. Il Sultanato ha ospitato incontri segreti tra funzionari iraniani e statunitensi che hanno portato all’accordo JCPOA nel 2015. La sua capacità di facilitare il dialogo tra le parti in conflitto lo rende un mediatore prezioso in questa delicata fase.
La scelta di Muscat come sede dei colloqui testimonia la fiducia che entrambe le parti ripongono nel ruolo dell’Oman come facilitatore. Tuttavia, il successo dei negoziati dipenderà dalla volontà politica di Teheran e Washington di trovare un compromesso accettabile per entrambe le parti.
Prospettive e sfide per il futuro dei negoziati
La ferma posizione dell’Iran sull’arricchimento dell’uranio complica ulteriormente i negoziati in corso. Sebbene un accordo sia nell’interesse di tutte le parti, le divergenze significative rendono difficile prevedere un esito positivo a breve termine. La capacità dei mediatori omaniti di creare un ambiente di fiducia e facilitare il dialogo sarà fondamentale per superare le divisioni e raggiungere un compromesso che garantisca la stabilità nella regione.
