Salvini e il Viminale: un desiderio che non si spegne
Matteo Salvini continua a nutrire la speranza di tornare a guidare il ministero dell’Interno, un dicastero che, a suo dire, “resta nel cuore per tutta la vita”. Le sue ambizioni non sono state accolte positivamente dal governo, con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari che ha smentito la possibilità di un rimpasto imminente. Fazzolari ha sottolineato che un rimpasto si effettua solo quando “l’attività del governo ne troverebbe giovamento”, e al momento non sembra esserci questa necessità. Nonostante la netta presa di posizione di Fazzolari, Salvini non demorde e si dice pronto a “ragionare” con la premier Giorgia Meloni e con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La sua assoluzione dal processo Open Arms, come sottolineato da Salvini stesso, potrebbe rimuovere un ostacolo alla sua eventuale nomina.
Il nodo del terzo mandato e la nomina del commissario
Oltre al caso Salvini, il governo Meloni si trova ad affrontare altre questioni delicate. In particolare, la legge regionale della Campania che consente a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato è oggetto di discussione. Il governo sta valutando la possibilità di impugnare la legge, con Fazzolari che si esprime a favore del ricorso, considerando la materia di competenza dello Stato. La decisione definitiva dovrà essere presa entro il 9 gennaio. Un’altra questione aperta riguarda la nomina del nuovo commissario per la ricostruzione in Emilia-Romagna, dopo le dimissioni di Francesco Figliuolo. Il presidente della regione, Michele De Pascale, ha espresso la sua candidatura per il ruolo, ma la decisione finale è ancora in sospeso. Il consiglio dei ministri, inizialmente previsto per il giorno del varo della manovra al Senato, è stato rinviato e si terrà probabilmente all’inizio del 2025.
Le altre questioni sul tavolo del governo
Oltre alle questioni sopra menzionate, il governo Meloni si trova ad affrontare altre sfide. La questione delle armi all’Ucraina, nonostante i malumori della Lega, non sembra creare particolari problemi. Fazzolari ha assicurato che “non ci saranno problemi” in merito, anche se le parole del capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, hanno sollevato qualche dubbio. Il governo dovrà inoltre occuparsi del rimpiazzo dei tre sottosegretari dimissionari: Augusta Montaruli (Università), Vittorio Sgarbi (Cultura) e Galeazzo Bignami (Interno). La sostituzione di Bignami, in particolare, dovrebbe essere affidata a un esponente meloniano del Sud. I due sottosegretari rimanenti potrebbero essere assegnati ad altri ministeri, in particolare al Mef o ai Rapporti con il Parlamento, per far fronte alla mole di lavoro.
Un equilibrio delicato
Il governo Meloni si trova a dover gestire un delicato equilibrio tra le esigenze dei diversi alleati e la necessità di mantenere una certa stabilità. La pressione di Salvini per il ritorno al Viminale potrebbe aprire la strada a un rimpasto, ma la premier sembra intenzionata a evitare questo scenario, puntando su una maggiore longevità del suo governo. La questione del terzo mandato in Campania e la nomina del nuovo commissario per la ricostruzione in Emilia-Romagna sono ulteriori sfide che il governo dovrà affrontare nei prossimi mesi. Il 2025 si preannuncia come un anno ricco di sfide per la premier Meloni.