Netanyahu chiede un rinvio di 15 giorni
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha chiesto un rinvio di 15 giorni della sua testimonianza nel processo a suo carico, prevista per il 2 dicembre. Il premier ha dichiarato di non essere pronto a testimoniare, sostenendo che la decisione della Corte dell’Aja di emettere un mandato di arresto contro di lui ha portato alla cancellazione di incontri preparatori con i suoi avvocati.
La Procura si oppone alla richiesta di rinvio
La Procura di Gerusalemme si è opposta alla richiesta di rinvio, presentando una risposta al tribunale distrettuale di Gerusalemme. La Procura ha sottolineato che il periodo concesso per la preparazione del processo era sufficiente e ha affermato che non vi erano motivi validi per giustificare un cambiamento delle circostanze da quando il tribunale aveva deciso, due settimane fa, di non consentire ulteriori rinvii.
L’importanza di un processo rapido e continuo
Nel documento presentato al tribunale, la Procura ha sottolineato l’importanza di un processo legale rapido e continuo per mantenere la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario e garantire l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Di conseguenza, la procura ha chiesto al tribunale di respingere la richiesta di rinvio e mantenere la data stabilita per l’inizio della testimonianza di Netanyahu.
Un processo equo e trasparente
La richiesta di rinvio da parte di Netanyahu solleva questioni importanti riguardo al diritto di un imputato di avere un processo equo e di potersi preparare adeguatamente alla propria difesa. Tuttavia, è altrettanto importante garantire un processo rapido e continuo per mantenere la fiducia del pubblico nel sistema giudiziario e per evitare che l’attesa prolungata possa influenzare la percezione di equità e giustizia. La decisione finale spetterà al tribunale, che dovrà bilanciare questi diversi interessi.