Un’eredità pesante: il fantasma di Valentino
Alessandro Michele, il nuovo direttore creativo di Valentino, ha rilasciato un’intervista durante i talks di Vogue Forces of Fashion, in cui ha espresso la sua visione della maison e la sua relazione con l’eredità di Valentino Garavani. Michele ha definito l’atelier “un luogo mitologico”, sottolineando la forte presenza di Valentino, anche dopo il suo ritiro. “E’ come se quel posto si tramandasse”, ha spiegato Michele, descrivendo l’atmosfera come quella di “una co-direzione” in cui l’ombra di Valentino è ancora presente. “E’ come se quel posto si tramandasse. E’ un luogo mitologico. E se chiedo a qualche lavorante spiegazioni su una cosa e da quanto tempo è in atelier, mi risponde ‘non lo so, però faccio così perché me lo ha detto lui'”. Michele ha anche ammesso che la presenza di Valentino è così forte che lo stilista si chiede se un giorno riuscirà a lasciare la sua impronta sulla maison, “spero davvero che se rimarrò ancora in questa maison, un poco somigli anche a me un giorno”.
Parigi, la nipote di Roma
Durante l’intervista, Michele ha anche parlato della sua esperienza a Parigi, dove ha presentato la sua prima collezione per Valentino. “Lavorare a Parigi per me è bellissimo. Parigi è irresistibile – rivela lo stilista – per me è stata una scoperta. Poi Valentino e Giammetti hanno creato un atelier che è un pezzo di storia. Da li guardo il cielo della città con le nuvole autunnali e mi affaccio sulla bellissima piazza. Poi cammino molto. Parigi mi ha sedotto, ma per me è la nipote di Roma”. Michele ha definito l’atelier un “pezzo di storia”, sottolineando la sua bellezza e il suo valore storico. Ha anche espresso la sua ammirazione per la città di Parigi, che ha definito “irresistibile”, ma ha anche sottolineato il suo legame con Roma, la città che considera come la “nonna” di Parigi.
La frivolezza come canto religioso
Michele ha poi parlato della sua prima collezione per Valentino, “Pavillon des Folies”, che ha presentato a Parigi. “La mia prima collezione che ha sfilato a Parigi, Pavillon des Folies – spiega lo stilista – voleva essere una celebrazione della vita. Appena arrivato da Valentino a marzo, ho studiato l’archivio e ho capito che c’era una cosa che mi accumunava al signor Valentino: la vita intrappolata nelle cose, negli abiti. I luccichii dei ricami, i plissè. Andava celebrata quella frivolezza che doveva diventare quasi un canto religioso, quello di un uccello”. Michele ha spiegato come la sua collezione fosse un omaggio alla vita, ispirata dalla sua scoperta dell’archivio di Valentino, in cui ha trovato una profonda connessione con il lavoro del maestro. Ha descritto la sua collezione come una celebrazione della “frivolezza”, che ha elevato a un livello quasi religioso, paragonandola al canto di un uccello.
Il peso del passato e la sfida del futuro
L’intervista di Alessandro Michele offre uno spaccato interessante sulla sua visione di Valentino. La sua dichiarazione sull’influenza di Valentino Garavani, definita come “una co-direzione”, rivela il peso dell’eredità che Michele si trova a dover gestire. La sfida per lui sarà quella di trovare un equilibrio tra il rispetto per la tradizione e la sua personale visione creativa, senza perdere la propria identità. Il suo percorso a Valentino sarà sicuramente affascinante da seguire, e sarà interessante vedere come riuscirà a conciliare il passato con il futuro della maison.