Commemorazione e preoccupazione per il futuro
La comunità ebraica di Roma si è riunita nel Tempio Maggiore per commemorare le vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2022, un evento che ha segnato profondamente la comunità ebraica in Italia e nel mondo. La commemorazione è stata un’occasione non solo per ricordare le vittime, ma anche per esprimere la preoccupazione per il futuro, minacciato da un crescente antisemitismo.
Il dolore per i circa 100 ostaggi ancora nelle mani di Hamas è stato unito alla tristezza e alla rabbia per un futuro che sembra ancora una volta minacciato dall’antisemitismo. La comunità ebraica ha sottolineato che Israele “non vuole la guerra totale”, ma si difende da chi mette a rischio “la sua stessa sopravvivenza”.
Il ruolo del governo italiano e la condanna dell’antisemitismo
La premier Giorgia Meloni è stata presente alla commemorazione, esprimendo la solidarietà del governo italiano alla comunità ebraica. La Meloni ha sottolineato l’importanza di riportare il dialogo e di lavorare per una de-escalation del conflitto, affermando che “ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente”.
La premier ha anche condannato l’antisemitismo, affermando che “la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti”. Le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni, ha aggiunto, lo hanno “purtroppo confermato”.
La Meloni ha ribadito il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario.
Solidarietà e testimonianze
La Sinagoga di Roma era gremita di persone, tra cui rappresentanti del governo italiano e delle istituzioni, che hanno espresso la loro solidarietà alla comunità ebraica. La comunità ha ringraziato il governo italiano per la protezione e la vicinanza in questi difficili mesi, forse i più difficili per il mondo ebraico dai tempi della Shoah.
La testimonianza di Ela Mor, zia di Avigail Idan, la bimba di quattro anni rapita da Hamas e liberata a novembre, ha commosso i presenti. Avigail è rimasta orfana il 7 ottobre e ora dovrà ricostruire, pezzo dopo pezzo, una normalità dopo il trauma subito.
Condanna dell’antisemitismo e del doppio standard
Il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni ha espresso parole dure, affermando che “quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio isolato ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli”.
Di Segni ha condannato le organizzazioni internazionali che, secondo lui, si sono fatte “casse di risonanza dei più biechi pregiudizi antisemiti, usando due pesi e due misure”. Ha sottolineato che “non si tratta di difendere gli ebrei, che in questi giorni devono stare attenti e guardarsi le spalle, ma la stessa democrazia”.
Preoccupazione per il futuro
Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, ha parlato del “dolore lancinante di quel giorno iniziato all’alba e mai tramontato” e del “timore ed ansia per il futuro che accompagnano questi durissimi mesi”.
Di Segni ha espresso preoccupazione per il futuro di un’intera regione e per l’Europa e l’Italia, dove si assiste a un “crescente antisemitismo multiforme, portando sulle spalle quello di secoli e secoli”.
Rabbia per l’antisemitismo dilagante
Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha usato il termine “rabbia” per descrivere il sentimento della comunità. “E’ aumentata”, ha detto, “perché dopo un breve periodo di solidarietà a Israele, nel momento in cui Israele ha reagito e si è difeso, è riemerso dalla notte dei tempi l’antico pregiudizio antiebraico”.
Un futuro incerto
La commemorazione del 7 ottobre ha evidenziato la profonda ferita inferta alla comunità ebraica di Roma e il timore per un futuro incerto. L’antisemitismo, sempre presente, sembra essere in crescita, alimentato da un clima di intolleranza e da un’incapacità di affrontare il problema con serietà e determinazione. La comunità ebraica si trova a dover affrontare un futuro incerto, in cui la minaccia dell’antisemitismo si intreccia con la complessità del conflitto israelo-palestinese.