Un’estate di tormento per gli allevatori siciliani
L’estate 2023 in Sicilia si sta rivelando un periodo di grande difficoltà per gli allevatori, con la siccità che sta mettendo a dura prova il patrimonio zootecnico della regione. La produzione di latte e carne si è dimezzata, con un calo del 50% rispetto agli anni precedenti, ma il problema principale è la scarsità d’acqua, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza degli animali. “In questa situazione, non stiamo più facendo impresa: quello che ci interessa è mantenere in vita il patrimonio zootecnico, frutto dei sacrifici di generazioni di pastori prima di noi”, afferma Luca Cammarata, allevatore di capre di razza Girgentana a San Cataldo (Caltanissetta).
Il dramma della siccità e la difficoltà di garantire l’approvvigionamento idrico
Le temperature torride, che da settimane superano frequentemente i 40 gradi, e la prolungata siccità hanno prosciugato i laghetti e i bacini d’acqua, trasformando un’oasi di biodiversità in una specie di deserto. “È un’estate di tormento – racconta Cammarata -, è da maggio che va così”. Le capre di razza Girgentana, tutelate da un Presidio Slow Food, soffrono per il caldo, la sete e la mancanza di pascoli. A 30 chilometri di distanza, Liborio Mangiapane, allevatore di pecore e bovini di razza Modicana, anch’essa tutelata da Slow Food, condivide lo stesso dramma. “La situazione è tragicamente difficile – spiega – perché non si tratta di una settimana o di quindici giorni, ma di una condizione prolungata nel tempo, che provoca moltissime difficoltà dal punto di vista alimentare, idrico e anche psicologico. Viviamo in un deserto, continuamente con il pensiero che l’indomani mattina gli animali saranno senza acqua”.
La ricerca di soluzioni e l’appello ai governanti
Per resistere, gli allevatori si stanno attrezzando come possono. Cammarata sta costruendo un bacino artificiale per raccogliere l’acqua piovana, un progetto da duecentomila euro finanziato in buona parte dalla Regione. Mangiapane, invece, si affida alle autobotti del consorzio di bonifica e alle proprie risorse per garantire l’approvvigionamento idrico, che richiede più di diecimila litri d’acqua al giorno. “Avrà una capienza da 16mila metri cubi. Però deve piovere”, afferma Cammarata, rivolgendo un appello ai governanti: “Costruite laghi, fate la manutenzione delle infrastrutture esistenti, aumentate la capacità di invasamento facendo pulizia dei bacini, e curate anche i sistemi di pompaggio”.
Il futuro incerto del patrimonio zootecnico siciliano
La siccità sta mettendo a rischio il futuro del patrimonio zootecnico siciliano, con la sopravvivenza di razze autoctone come la Girgentana e la Modicana in bilico. La mancanza di acqua e la difficoltà di garantire l’approvvigionamento idrico stanno mettendo a dura prova gli allevatori, che si trovano a dover fronteggiare una situazione drammatica. Il futuro di questi animali e della tradizione pastorale siciliana è incerto, e l’appello degli allevatori ai governanti è un grido d’allarme per la salvaguardia di un patrimonio prezioso e insostituibile.
Un problema che va oltre l’emergenza
La siccità in Sicilia non è un problema nuovo, ma un fenomeno che si sta intensificando negli ultimi anni, con conseguenze sempre più gravi per l’agricoltura e l’allevamento. La situazione attuale è un monito per i governanti, che devono adottare misure concrete per contrastare il cambiamento climatico e garantire la sostenibilità del settore agroalimentare. La salvaguardia del patrimonio zootecnico siciliano è un investimento per il futuro, un impegno per la tutela della biodiversità e della tradizione pastorale.