Il Cio contro i test sul genere dell’Iba
Il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha espresso una forte condanna nei confronti dei test sul genere condotti dalla federazione mondiale di pugilato (Iba), definendoli “illeciti” e una violazione dei diritti umani. Il portavoce del Cio, Mark Adams, ha ribadito la posizione dell’organizzazione in una conferenza stampa quotidiana, dichiarando che il Cio non riconosce i test Dna e che la questione è legata alla privacy e ai diritti umani. “Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test sui genitali”, ha affermato Adams, sottolineando la gravità della situazione.
La difesa dei diritti umani
Adams ha sottolineato che il Cio si impegna a difendere i diritti umani e che la questione dei test sul genere non può essere ridotta a un dibattito sui social media. “E’ una questione di diritti umani. Sono test non leciti, condotti in modo arbitrario. Una cosa è il dibattito sui social, un’altra la privacy e i diritti umani: quelli non si condensano in 140 caratteri”, ha dichiarato Adams.
La disputa con la federazione di pugilato
La disputa tra il Cio e la federazione mondiale di pugilato (Iba) è nata in seguito alla presenza di due pugilatrici intersex ai Giochi. L’Iba aveva richiesto la conduzione di test sul genere per verificare la loro idoneità a competere, ma il Cio si è opposto con fermezza, sostenendo che tali test sono illegittimi e violano i diritti umani.
Un passo avanti per i diritti umani nello sport
La posizione ferma del Cio contro i test sul genere rappresenta un passo avanti importante nella difesa dei diritti umani nello sport. La decisione di non riconoscere i test Dna e di difendere la privacy degli atleti è un segnale positivo che potrebbe aprire la strada a una maggiore inclusione e rispetto per la diversità nello sport.