Un padre a Giffoni
Alessandro Borghi, fresco di paternità, ha vissuto un’esperienza particolare a Giffoni, dove è stato ospite d’onore. “Certe cose le vedi in modo diverso, cambiano di punti di vista e vedo le cose attraverso gli occhi di mio figlio pensando a cosa mi chiederà, cosa gli piacerà”, ha ammesso l’attore, aggiungendo con un pizzico di ironia: “Comunque ho già chiesto a quelli del festival “quando lo posso mandare qui…”.
L’incontro con Gianni Amelio
Borghi ha parlato ai giovani di Giffoni del suo ultimo film, “Campo di Battaglia”, diretto da Gianni Amelio. “L’ultimo in termini di tempo che ha veramente cambiato la mia vita è Gianni Amelio, un uomo di 80 anni che ha la forza di un barbaro di 20. Abbiamo fatto un film al freddo, -10 gradi in mezzo alle montagne, e non è praticamente mai stato seduto. Mi ha ricordato cosa vuol dire essere innamorati dell’idea di raccontare una storia usando il cinema. È stato incredibile. Non vedo l’ora di vedere altri 100 film di Gianni.”
Sesso e social media: i temi urgenti
Borghi ha affrontato con schiettezza il tema della sessualità, in riferimento alla serie Netflix “Supersex”, liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. “La sessualità è uno dei temi che in questo paese non si sa bene come trattare, era uno dei miei top e mi è piaciuto contribuire a scardinarlo… Infatti a metà del pubblico è piaciuta tantissimo e all’altra no…” ha detto l’attore, sottolineando l’importanza di una rappresentazione libera e autentica. Ha poi espresso la sua opinione sui social media, definendoli “un tema come quello dell’ego e della costruzione di un alter ego virtuale che io trovo davvero come uno dei grandi problemi storici di quest’epoca”. Borghi ha confessato di voler realizzare un film che indaghi questo fenomeno, definendolo “malato e nocivo”, con “l’assoluta mancanza di controllo”.
Critiche al cinema italiano
Borghi ha espresso un giudizio duro sul cinema italiano, denunciando un “grandissimo problema distributivo” e un sistema di finanziamento che premia la mediocrità. “Spesso mi chiedo: ma perché danno i soldi per fare un film oggettivamente brutto e improponibile. Poi però magari va bene al box office…” ha affermato, evidenziando la mancanza di fondi per film di giovani talenti, penalizzati da un sistema “che a che fare con tantissimi criteri che non hanno a che fare con la bellezza”. Borghi ha anche criticato la piattaforma dei David, definendola “da piangere” e accusando il sistema del tax credit di essere inefficiente. “Già se riuscissimo a chiudere la storia del tax credit saremmo un passo avanti, quest’anno non ha lavorato nessuno per questa storia”, ha affermato.
Un futuro da esplorare
Borghi si è mostrato riservato sui suoi progetti futuri, ma ha lasciato intendere la sua voglia di sperimentare nuove strade. “Chissà! Forse prima o poi farò un album da solista visto che suono male la chitarra e canticchio. Non sono più giovane e devo cercare continuamente modi per sorprendermi, questo potrebbe essere uno di questi…” ha detto con un sorriso.
Un passato da scapestrato
L’attore ha raccontato la sua infanzia e adolescenza, descrivendosi come un ragazzo “abbastanza furbo da non fare cose tali da finire nei guai”, ma anche come un ragazzo sensibile alle ingiustizie, che ha subito bullismo e ha imparato a difendersi. Ha poi sottolineato l’importanza delle sue amicizie di vecchia data, che lo supportano e lo giudicano senza filtri, “dei veri pezzi di m… che mi dicono ‘bravissimo’ oppure ‘hai fatto schifo’ senza filtri”.
Un’analisi critica e personale
Le parole di Alessandro Borghi offrono un’analisi critica e personale del panorama cinematografico italiano e di alcuni temi sociali attuali. La sua critica al sistema del tax credit e alla piattaforma dei David è un monito a riflettere sulla qualità e sulla distribuzione dei film italiani. La sua riflessione sui social media e sulla costruzione di un’identità virtuale è un invito a interrogarsi su come questi strumenti influenzano la nostra percezione di noi stessi e degli altri. Il suo desiderio di realizzare film che affrontino temi poco esplorati e di uscire dalla sua “zona di comfort” è un segnale di una mente curiosa e in continua evoluzione.