Un’opera di Puccini in chiave moderna
Il 60° Macerata Opera Festival ha preso il via con una nuova produzione di Turandot di Puccini, un’opera incompiuta presentata nella versione diretta da Toscanini nel 1926. La regia di Paco Azorìn, in linea con la nuova direzione artistica inclusiva e popolare del festival, ha dato all’opera una veste didascalica, con proiezioni sul muro dell’Arena che hanno illustrato il titolo e l’immagine di Puccini. La scenografia, realizzata con una struttura metallica rossa ispirata alle architetture cinesi, ha diviso il palco in due livelli, con la classe dominante al piano superiore e i contadini sfruttati al piano inferiore. Al centro, una pedana circolare rialzata ha fatto da focus ai momenti salienti della vicenda. Il regista ha dato una lettura politica dell’opera, con l’inizio che vede bambini che tossiscono sulle malsane coltivazioni, a simboleggiare la sofferenza del popolo.
I costumi, eleganti e senza tempo, sono stati realizzati dal famoso stilista Ulises Mérida. Turandot, interpretata da Olga Maslova, è stata presentata come l’archetipo della cattiva, con un certo sadismo che emerge nell’uccisione del principe di Persia. I ruoli dei protagonisti sono stati individuati in base ai colori dei costumi: l’acqua per i contadini, il rosso, il bruno e l’oro per i dignitari, l’azzurro per gli esuli e il bianco per Ping, Pang e Pong, che Azorìn ha interpretato come esattori delle tasse.
Le proiezioni video e le luci di Pedro Chamizo hanno contribuito a creare un’atmosfera suggestiva, con un finale incompiuto che ha visto tutti i partecipanti schierati sul palco a luci accese per il gloria di Alfano. La performance è stata accolta con lunghi applausi dal pubblico, che ha apprezzato l’interpretazione di Ruth Iniesta (Liù), Olga Maslova (Turandot), Angelo Villari (Calaf) e Francesco Ivan Ciampa (direttore).
Un’interpretazione di successo
La performance è stata accolta con entusiasmo dal pubblico, che ha tributato lunghi applausi agli interpreti. Ruth Iniesta, nel ruolo di Liù, si è distinta per un’interpretazione ottimale, sia in ruolo che in voce. Il direttore Francesco Ivan Ciampa ha guidato con sicurezza e precisione l’Orchestra Filarmonica Marchigiana-Form. Ottima anche la performance di Olga Maslova, che ha interpretato Turandot con ferocia e imperiosità, ma sempre in parte. Angelo Villari ha interpretato Calaf in modo credibile, nonostante qualche incertezza vocale. Lodovico Filippo Ravizza (Ping), Paolo Antognetti (Pang), Francesco Pittari (Pong), Riccardo Fassi (Timur) e Christian Collia (Altoum) hanno completato il cast con interpretazioni apprezzate dal pubblico. Il Coro Lirico Marchigiano Bellini, preparato da Martino Faggiani, e il Coro dei Pueri Cantores ‘D. Zamberletti’, guidato da Gian Luca Paolucci, hanno contribuito a rendere la performance ancora più ricca e coinvolgente.
Un’opera che si evolve
La scelta di presentare Turandot nella versione incompiuta di Toscanini è un’idea interessante che permette di apprezzare l’opera in una nuova luce. La regia di Azorìn, con la sua lettura politica e la scenografia moderna, ha dato all’opera una nuova dimensione, rendendola più accessibile e coinvolgente per il pubblico contemporaneo. La scelta di utilizzare proiezioni e luci per illustrare la storia ha contribuito a creare un’atmosfera suggestiva e a rendere l’opera più comprensibile per i non addetti ai lavori. La performance è stata apprezzata dal pubblico, che ha apprezzato l’interpretazione degli attori e la regia innovativa.