Protesta pacifica al carcere di Torino
Ieri sera, una protesta pacifica ha coinvolto circa 270 detenuti del padiglione C del carcere ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino, su un totale di 430 presenti. I reclusi, non volendo rientrare nelle sezioni, sono rimasti nei cortili passeggi per diverse ore, manifestando contro le condizioni di degrado della struttura e la lentezza burocratica delle procure e della magistratura di sorveglianza.
La protesta, secondo l’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), è stata pacifica e ha visto i detenuti esprimere le loro richieste di dialogo con il garante nazionale, i rappresentanti del governo in merito ai decreti legge e un rappresentante del tribunale di sorveglianza.
Denunce di degrado e lentezza burocratica
I detenuti hanno denunciato le condizioni di degrado della struttura carceraria, evidenziando la necessità di un intervento urgente per migliorare le condizioni di vita all’interno del carcere. Hanno inoltre lamentato la lentezza burocratica delle procure e della magistratura di sorveglianza, che rallenta la gestione delle loro situazioni e la possibilità di accedere a programmi di reinserimento sociale.
Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, ha sottolineato la gravità della situazione, definendola “pericolosa” e “con rischio per l’incolumità fisica di tutti”. Beneduci ha sollecitato il ministro Nordio ad assumere “urgenti e concreti interventi” per affrontare le criticità del carcere di Torino e delle altre carceri italiane.
La necessità di un intervento urgente
La protesta dei detenuti del carcere di Torino evidenzia un problema diffuso nel sistema carcerario italiano: la necessità di un intervento urgente per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e per garantire un sistema giudiziario più efficiente. La lentezza burocratica e le condizioni di degrado delle strutture carcerarie contribuiscono a un clima di frustrazione e di disagio, che può sfociare in episodi di protesta o di violenza. È necessario investire in risorse umane e finanziarie per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, per facilitare il loro reinserimento sociale e per garantire un sistema giudiziario più efficiente e rapido.