L’Avvocatura dello Stato si oppone all’ampliamento della non punibilità
L’Avvocatura dello Stato, costituitasi in rappresentanza della presidenza del Consiglio davanti alla Corte Costituzionale, si è espressa contro l’ampliamento della non punibilità in materia di suicidio assistito. Secondo l’Avvocatura, sarebbe invece necessario un potenziamento delle cure palliative.
Questa posizione è stata espressa durante l’udienza alla Corte Costituzionale, come riportato nella relazione introduttiva dei giudici relatori. L’udienza riguarda il “suicidio medicalmente assistito”, con la Corte chiamata ad esprimersi per la seconda volta dopo il caso di Dj Fabo.
La questione dell’interpretazione della sentenza Dj Fabo
La questione di legittimità costituzionale si basa su un’interpretazione più ampia delle indicazioni della Corte Costituzionale nel caso Dj Fabo. La Consulta, in quel caso, stabilì che l’accesso legale all’aiuto medico alla morte volontaria era possibile solo per i malati dipendenti da trattamenti di sostegno vitale.
Questa interpretazione è stata messa in discussione nel caso di Massimiliano, un uomo di 44 anni affetto da sclerosi multipla, accompagnato in Svizzera con una disobbedienza civile da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese. Il governo si è costituito alla Consulta contro questa “interpretazione ampliativa”, poiché se venisse confermata, Cappato, Maltese e Lalli rischierebbero una condanna fino a 12 anni di carcere.
Le posizioni di Cappato e dei legali della difesa
Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, ha dichiarato che lui e gli altri due imputati hanno aiutato Massimiliano perché lo ritenevano un loro dovere, per aiutarlo a porre fine a una situazione di tortura. Cappato ha ribadito che, se tornasse indietro, rifarebbe la stessa cosa e che continueranno a lottare fino a quando il diritto al suicidio assistito non sarà riconosciuto in Italia.
L’avvocata Filomena Gallo, legale della difesa di Cappato, Maltese e Lalli, ha affermato che la questione non riguarda il diritto a morire, ma la discriminazione esistente tra diversi malati in merito al suicidio assistito. Secondo Gallo, il diritto a morire cambia in base al trattamento di sostegno vitale e l’assistenza continua è a sua volta un sostegno vitale.
Gallo ha sottolineato che la Corte è chiamata a pronunciarsi nuovamente sul diritto a congedarsi dalla vita, in assenza di una disciplina legislativa, in particolare per casi di malattie degenerative e incurabili. La difesa non chiede l’eliminazione della “cintura di protezione della vita”, ma una definizione dell’area di non punibilità.
Un dibattito complesso e delicato
La questione del suicidio assistito è un tema complesso e delicato che suscita forti emozioni e opinioni contrastanti. La posizione dell’Avvocatura dello Stato, che punta sul potenziamento delle cure palliative, solleva importanti questioni sull’approccio alle cure di fine vita e sul ruolo dello Stato nel garantire il benessere dei cittadini. È necessario un dibattito pubblico aperto e informato per affrontare le diverse prospettive e per giungere a una soluzione che rispetti la dignità e l’autonomia delle persone in situazioni di sofferenza profonda.