Un anno di indagini senza risposte
A un anno dalla scomparsa di Kata, la bambina peruviana di 5 anni sparita dall’ex hotel Astor a Firenze, le indagini continuano senza sosta. Il procuratore Filippo Spiezia ha confermato in una conferenza stampa che le indagini non si sono mai interrotte e che sono state coltivate nuove piste investigative, oltre a una rilettura attenta di tutti i materiali raccolti nella prima fase. Spiezia ha sottolineato la complessità del caso, soprattutto considerando il gap temporale tra la presunta scomparsa di Kata e la segnalazione alle autorità.
Secondo il procuratore, la scomparsa di Kata sarebbe frutto di un piano ben organizzato, e non di un’azione estemporanea. La procura sta seguendo quattro piste principali: il traffico di droga, il racket delle stanze all’ex hotel Astor, lo scambio di persona con l’amichetta di Kata e una possibile motivazione a sfondo sessuale.
Spiezia ha confermato l’esistenza di un’area non coperta dal sistema di video sorveglianza nell’ex hotel, un “buco” che potrebbe essere stato sfruttato da chi ha organizzato la sottrazione di Kata. Questo dettaglio, insieme ad altri elementi raccolti, rafforza l’ipotesi di un piano ben orchestrato.
Attualmente, due persone sono indagate nel caso: lo zio materno Abel e lo zio paterno. La procura non ha ancora elementi sufficienti per archiviare le loro posizioni.
La pista della “vendetta trasversale”
Oltre alle piste già note, la procura di Firenze starebbe approfondendo una nuova ipotesi: Kata potrebbe essere stata sequestrata come “vendetta trasversale” per un abuso sessuale subito da un’altra bambina che viveva nell’ex hotel. Gli inquirenti e gli investigatori dei carabinieri stanno cercando di sfondare il muro di omertà che ha avvolto il caso, riprendendo in considerazione un’ipotesi già emersa all’inizio delle indagini, ma che non aveva trovato riscontri sufficienti.
La mamma di Kata, Kathrine Alvarez, è convinta che qualcuno sappia cosa è successo a sua figlia. “Ci sono persone che sanno, hanno visto e non parlano?”, le hanno chiesto i giornalisti. “Sì, questo è sicuro. Qualcuno ha visto e non vuole parlare”, ha risposto la donna, ricordando il pomeriggio in cui tornò dal lavoro e non trovò più Kata.
Alvarez ha lanciato un appello agli occupanti dell’ex hotel, in particolare a Lidia, l’amministratrice del condominio, chiedendo loro di dire la verità. Ha anche annunciato l’avvio di una raccolta di fondi per trovare Kata e per compensare le persone che forniscono informazioni utili alle indagini. “Spero di trovare mia figlia e avere la verità, sono passati tre mesi”, ha concluso con le lacrime agli occhi.
Il peso dell’omertà
La scomparsa di Kata è un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica e ha sollevato un’ondata di indignazione. La difficoltà delle indagini è legata in gran parte all’omertà che sembra regnare tra gli occupanti dell’ex hotel. L’ipotesi di una vendetta trasversale, se confermata, sarebbe un’ulteriore testimonianza di come la violenza e la paura possano permeare anche gli ambienti più fragili. La speranza è che, con il passare del tempo, qualcuno possa trovare il coraggio di rompere il silenzio e di fornire alle autorità le informazioni necessarie per far luce su questa tragica vicenda.