“Non possiamo accettare questa carneficina”: il dolore di un padre contro il femminicidio
“Non possiamo accettare che ogni anno ci sia una carneficina come quella dello scorso anno”. Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di femminicidio, esprime così il suo dolore e la sua rabbia, intervistato a SkyTg24 Live a Milano. Le sue parole, cariche di emozione e di un profondo senso di ingiustizia, risuonano come un monito a tutti: la battaglia per la parità di genere è ancora lunga e la società deve fare di più per proteggere le donne dalla violenza.
Le cifre sono agghiaccianti: già 30 donne uccise in Italia al 19 maggio. Un dato che non può lasciare indifferenti, come sottolinea Cecchettin: “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a un problema di tale portata. Ci sarà un processo che spero porterà alla parità il più presto possibile, gli uomini infatti devono capire che le donne devono poter essere libere. A Giulia questa libertà è stata negata”.
La tragedia di Giulia: una storia che potrebbe toccare chiunque
Nel suo libro ‘Cara Giulia’, Cecchettin racconta la tragedia che ha sconvolto la sua famiglia. Un dolore che sembrava impossibile da immaginare: “Da genitori ci prodighiamo di garantire benessere ai ragazzi, di farli studiare all’università che è anche un ambiente acculturato. Giulia aveva una vita normale, non da bassifondi. Eppure ti svegli la mattina e ti trovi all’interno di un vortice e mia figlia Elena mi ha dato la risposta, mi ha illuminato sulle cause di questa tragedia”.
La storia di Giulia è un monito: la violenza di genere può colpire chiunque, indipendentemente dal background sociale o dalla condizione economica. La tragedia di Giulia è un grido di allarme, un invito a non sottovalutare il problema e a impegnarsi per costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne.
Un messaggio di speranza e di impegno
Nonostante il dolore, Gino Cecchettin non si abbandona alla disperazione. Le sue parole sono cariche di speranza e di un forte senso di responsabilità: “Non porto rancore, non porto rabbia ma mi risulta difficile pensare al perdono, ho anche io i miei limiti. Con i genitori di Filippo Turetta ci siamo scambiati qualche messaggio nelle festività. Non c’è l’ho con loro, non posso giudicare”.
Il suo messaggio è chiaro: la lotta contro la violenza di genere deve essere un impegno collettivo, un percorso di cambiamento che coinvolga tutti. La memoria di Giulia e di tutte le vittime deve essere un monito per costruire un futuro in cui la violenza sulle donne non sia più tollerata.
Riflessioni sul femminicidio
La storia di Giulia, così come quella di tutte le vittime di femminicidio, è un monito a tutti noi. Dobbiamo impegnarci a costruire una società in cui la violenza di genere non sia più tollerata. La parità di genere è un obiettivo da perseguire con determinazione, attraverso l’educazione, la prevenzione e la lotta contro ogni forma di discriminazione. Dobbiamo lavorare tutti insieme per garantire alle donne la libertà e la sicurezza che meritano.