Il redditometro è stato abrogato nel 2018
Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha chiarito che il termine “redditometro” è “assolutamente sbagliato” e non esiste più. Il redditometro, ha precisato, è stato “completamente abrogato nel 2018 con effetto retroattivo al 2015”. Le sue dichiarazioni arrivano dopo che alcuni titoli di stampa hanno erroneamente riportato la misura come in fase di studio dal governo. “C’è stato più un difetto della comunicazione”, ha ammesso Leo, aggiungendo che “l’obiettivo di queste norme è di colpire i grandi evasori e nessun altro”.
Il governo punta a colpire i grandi evasori
Leo ha spiegato che il governo sta lavorando a un nuovo sistema per contrastare l’evasione fiscale, con l’obiettivo di colpire i grandi evasori, ovvero coloro che non pagano le tasse pur possedendo beni di lusso come auto di grossa cilindrata o yacht. “Visto che c’è stato un intervento del Garante della privacy, un intervento dell’Istat”, ha aggiunto, si è stabilito “di ridisegnare un po’ tutto il sistema per colpire i grandi evasori”. Il governo ha sospeso il provvedimento per rivederlo e rafforzarne gli aspetti, come richiesto dalla presidente del Consiglio.
Il governo ribadisce la tutela del contribuente
Leo ha ribadito che il nuovo strumento “va a tutela del contribuente” e sarà utilizzato solo per colpire i grandi evasori. “Il presidente ha detto “rivediamo”: vediamolo, se ci sono da fare affinamenti li facciamo. Io sono convinto che lo si vedrà e se bisogna fare delle correzioni normative le si faranno”, ha concluso.
Un chiarimento necessario
La precisazione del viceministro Leo è fondamentale per evitare allarmismi e incomprensioni tra i cittadini. Il fatto che il redditometro sia stato abrogato da tempo dovrebbe essere comunicato in modo chiaro e trasparente, evitando di alimentare false aspettative o timori. L’obiettivo di colpire i grandi evasori è condivisibile, ma è importante che il governo garantisca che il nuovo sistema sia equo e non penalizzi i contribuenti onesti.