Un precedente pericoloso per la libertà creativa
Le associazioni 100autori, Anac e WGI, che rappresentano la maggioranza degli autori e sceneggiatori italiani, hanno espresso la loro preoccupazione per la decisione del tribunale civile di Taranto di accogliere il ricorso del Comune di Avetrana, che chiede la rettifica del titolo della serie “Avetrana – Qui non è Hollywood”. Il Comune considera il titolo lesivo dell’immagine del paese, a prescindere dal contenuto della serie, “al momento ancora da tutti ignorato”.
Le associazioni hanno definito la situazione come un “caso eclatante”, sottolineando che non si tratta di una singola persona che si sente diffamata, ma di un sindaco che si sente offeso dal titolo. In un comunicato, le associazioni hanno posto la domanda: “Basta un titolo o un’ambientazione a diffamare un’intera comunità?” e hanno citato esempi di film e serie tv che hanno utilizzato nomi di città o luoghi reali nei loro titoli, senza che ciò abbia portato a controversie legali.
“Romanzo Criminale diffama Roma? E La saponificatrice di Correggio mise a suo tempo in cattiva luce gli abitanti del ridente paese emiliano? Che dire di Roma Violenta, Milano calibro 9, Napoli spara!.Mettiamoci dentro anche Gangs of New York titolo decisamente più internazionale. Non ci risulta che il sindaco della Grande Mela se la sia presa con Martin Scorsese” hanno affermato gli autori.
Secondo le associazioni, si tratta di un problema tutto italiano che si è accentuato negli ultimi anni, rendendo sempre più difficile per gli autori raccontare storie radicate nel reale. Gli autori si trovano costantemente sottoposti a limitazioni e “censura”, sia da parte delle case di produzione che dei broadcaster, che temono di essere chiamati in causa e di dover sospendere una produzione o una messa in onda.
“È una condizione opprimente che rende quasi impossibile raccontare con efficacia la nostra società e le sue zone d’ombra, minando la verosimiglianza e la credibilità delle nostre serie e dei nostri film” hanno affermato le associazioni.
Le associazioni si sono dette fiduciose sull’esito del caso, ma hanno sottolineato che il fatto che un tribunale abbia accolto un tale ricorso è un precedente pericoloso che rischia di trasformarsi in un ennesimo argomento per ingerenze future.
“Avetrana qui non è Hollywood racconta fatti realmente accaduti, è ispirato a un libro, oltre che alla cronaca di quel terribile caso. Cosa avrebbero dovuto fare gli autori, ambientarla a Paperopoli?” hanno concluso le associazioni.
La libertà di espressione e la verità
La vicenda di “Avetrana – Qui non è Hollywood” solleva un dibattito importante sulla libertà di espressione e sulla responsabilità degli autori nel raccontare storie. Da un lato, è comprensibile la preoccupazione del Comune di Avetrana per la propria immagine. Dall’altro, è fondamentale tutelare la libertà creativa degli autori, che devono avere la possibilità di raccontare storie che riflettano la realtà, anche se questa realtà è complessa e a volte scomoda.
La serie “Avetrana – Qui non è Hollywood” è ispirata a un libro e alla cronaca di un caso reale. Gli autori hanno il diritto di utilizzare la realtà come fonte di ispirazione per le loro opere, ma è importante che lo facciano in modo responsabile, rispettando la dignità delle persone coinvolte e la verità dei fatti.
La vicenda di Avetrana è un esempio di come la censura possa limitare la libertà di espressione e la capacità degli autori di raccontare storie autentiche. È importante che i tribunali e le autorità competenti si adoperino per tutelare la libertà di espressione degli autori, senza per questo ignorare la necessità di tutelare la dignità delle persone e la verità dei fatti.
Un problema di fondo
La vicenda di “Avetrana – Qui non è Hollywood” è un sintomo di un problema più ampio che affligge il mondo dell’audiovisivo italiano: la difficoltà di raccontare storie radicate nel reale senza temere censure o ripercussioni legali. È un problema che limita la creatività degli autori e impedisce di realizzare opere che riflettano la complessità della società italiana. Bisogna trovare un equilibrio tra la tutela della libertà di espressione e la protezione della dignità delle persone, garantendo agli autori la possibilità di raccontare storie autentiche senza timore di essere censurati.