L’erede di Luxottica al centro di un’inchiesta
Leonardo Maria Del Vecchio, figlio 29enne del fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, è uno degli otto azionisti della cassaforte Delfin, che custodisce soprattutto EssilorLuxottica, un’azienda che in Borsa vale da sola 100 miliardi. Del Vecchio junior ricopre il ruolo di chief strategy officer in EssilorLuxottica. Il giovane imprenditore è stato coinvolto in un’inchiesta giudiziaria che lo vede accusato di aver commissionato un finto dossier sul fratello Claudio, uno dei sei fratelli che si sono messi di traverso sull’eredità del padre. Secondo i magistrati milanesi, Del Vecchio junior avrebbe poi cercato informazioni riservate sulla sua attuale fidanzata, Jessica Michel Serfaty.
Il suo difensore, tuttavia, sostiene che Del Vecchio junior "sembrerebbe essere piuttosto persona offesa" e che "altri sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti". Le attività di Del Vecchio junior non si limitano al lascito del padre. Ha infatti fondato un family office, Lmdv, che è stato recentemente citato tra gli interessati a rilevare il Twiga da Flavio Briatore. Questo investimento, se andasse in porto, si aggiungerebbe ai ristoranti di lusso già realizzati attraverso Triple Food e all’acquisizione di Acqua e Terme di Fiuggi, realizzata quest’anno. Il portafoglio di Lmdv comprende anche una quota in Leone Film Group e il controllo di Boem, una start-up nata per lanciare nuove bibite, in cui Fedez e Lazza hanno ridotto le loro partecipazioni.
L’ex banchiere di Capitalia coinvolto in un’altra inchiesta
Matteo Arpe, che tra poco compie 60 anni, ha alle spalle una lunga carriera con ruoli di primo piano in Mediobanca, Lehman Brothers e Banca di Roma, poi diventata Capitalia, di cui è stato amministratore delegato. Arpe ha poi fondato Sator, ora in liquidazione, il fondo di private equity azionista di Banca Profilo, in vendita da qualche anno e ancora in cerca di un acquirente. Il cambio di rotta di Arpe è stato causato da una vicenda giudiziaria che per nove anni lo ha impedito di lavorare. Si tratta della condanna per il caso Ciappazzi-Parmalat, legata a un finanziamento del 2002 fatto dalla Banca di Roma al gruppo alimentare. Arpe ha recentemente riottenuto il requisito di onorabilità e in una intervista ha detto di non pensare di andare in pensione.
Il coinvolgimento nell’inchiesta sulle banche dati ha lasciato Arpe "stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre", ha dichiarato il suo avvocato. Banca Profilo, il cui amministratore delegato Fabio Candeli è anch’egli indagato, ha segnalato di aver firmato un regola contratto con la società di investigazioni Equalize, al centro della vicenda.
Un’inchiesta che unisce due mondi diversi
L’inchiesta che ha coinvolto Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe è un esempio di come il mondo della finanza e quello del business possano essere intrecciati in modo inaspettato. Da un lato, abbiamo l’erede di un impero del lusso, dall’altro, un ex banchiere con una lunga carriera alle spalle. La loro storia ci ricorda che il destino può riservare sorprese e che anche i percorsi più diversi possono convergere in un punto imprevedibile.