Manenti: Regeni non era un agente segreto
L’ex direttore dell’Aise, Alberto Manenti, ha smentito in aula la tesi secondo cui Giulio Regeni fosse un agente dei servizi segreti italiani. Durante il processo a carico di quattro 007 egiziani, Manenti ha affermato che la struttura non conosceva Regeni e che, su mandato, ha sondato anche i servizi inglesi, l’MI6, per verificare se fosse una loro risorsa. La risposta dell’MI6 è stata negativa, e Manenti si dice convinto della veridicità di questa informazione.
Difficoltà nelle indagini con le autorità egiziane
Manenti ha inoltre descritto le difficoltà incontrate nell’ottenere informazioni dagli egiziani dopo la scomparsa di Regeni. Ha definito la situazione come un “muro di gomma”, aggiungendo che nei giorni successivi alla scomparsa, la situazione “portava ad un fermo non ufficiale, una pratica spesso usata in Egitto sia per i cittadini stranieri ma soprattutto per i connazionali”.
Considerazioni
Le dichiarazioni di Manenti nel processo per la morte di Giulio Regeni contribuiscono a dipingere un quadro ancora più complesso della vicenda. La smentita dell’affiliazione di Regeni ai servizi segreti italiani e l’ammissione delle difficoltà incontrate nell’ottenere informazioni dalle autorità egiziane, solleva ulteriori interrogativi sulla reale dinamica degli eventi e sulle responsabilità nella morte del ricercatore. L’assenza di una collaborazione efficace da parte delle autorità egiziane, evidenziata da Manenti, rende ancora più difficile la ricerca della verità e la giustizia per la famiglia di Regeni.