L’allarme di Confindustria sulla crisi dell’automotive
La vicepresidente di Confindustria, Lucia Aleotti, ha espresso forte preoccupazione per la crisi che sta attraversando il settore automotive, definendolo “un settore che soffre” e sottolineando le “conseguenze occupazionali su tutto il nostro settore della componentistica”. Aleotti ha ribadito che Confindustria sta sollevando questo tema da mesi, portando il “grido di dolore” anche a Bruxelles, e sperando che venga finalmente ascoltato.
Secondo Aleotti, alla base della crisi c’è un “errore incredibile da parte della Commissione europea” che ha imposto una tecnologia dominante senza tener conto della domanda del mercato. “Se si crea un’offerta a cui non corrisponde una domanda va in crisi l’intero settore”, ha affermato.
I rischi di delocalizzazione e fuga di investimenti
La vicepresidente di Confindustria ha evidenziato i rischi di delocalizzazione della produzione e fuga degli investimenti dall’Europa, definendo la situazione un'”emergenza” che richiede un “cambio di rotta”. Aleotti ha apprezzato “una prima apertura verso una neutralità tecnologica”, ma ha sottolineato la necessità di un “segnale chiaro” da parte dell’Europa agli investitori, che dimostri una reale intenzione di andare in quella direzione.
Aleotti ha poi esteso la critica alle politiche europee, evidenziando come le indicazioni del Green Deal, ad esempio in tema di Ets (sistema di quote e costi sulle emissioni di CO2), abbiano “segnato una data per la fine di alcuni settori produttivi”. Secondo Aleotti, questa politica, pur essendo giusta in termini di attenzione all’ambiente, ha portato a scelte che favoriscono la delocalizzazione. Ha citato come esempio il settore della ceramica, dove la difficoltà nel gestire le quote rende impossibile la produzione in Unione Europea, costringendo le imprese a delocalizzare.
La necessità di un’Europa competitiva e di un futuro per le imprese
Aleotti ha sottolineato la necessità di rendere l’Europa competitiva, con norme migliori rispetto agli altri blocchi, evitando “vessazioni inutili nei confronti delle imprese”. Le imprese, ha affermato, “hanno bisogno di elementi che diano un futuro”. Se gli investitori non vedono un futuro, investiranno altrove.
Infine, la vicepresidente di Confindustria ha affrontato il problema dei costi dell’energia, definendolo “un problema enorme”. Sul nucleare, ha suggerito di “cominciare a ragionare, perlomeno per non escludere l’Italia dalla ricerca” sul nucleare di nuova generazione.
Un’analisi critica delle politiche europee
La critica di Confindustria alle politiche europee, in particolare al Green Deal e all’imposizione di tecnologie specifiche senza considerare la domanda del mercato, solleva un punto importante. L’Unione Europea, pur essendo un’istituzione che si prefigge di promuovere lo sviluppo sostenibile e la competitività, deve trovare un equilibrio tra le sue politiche ambientali e le esigenze delle imprese. Un approccio troppo rigido e poco flessibile potrebbe portare a conseguenze negative, come la delocalizzazione e la perdita di posti di lavoro.