Confermati gli arresti domiciliari per Zaccagni
Il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato l’ordinanza di arresti domiciliari a carico di Gherardo Zaccagni, gestore di alcuni parcheggi fuori dallo stadio Meazza, uno dei 19 arrestati nell’inchiesta ‘doppia curva’ che ha colpito i vertici ultrà di Inter e Milan. I giudici hanno respinto il ricorso della difesa, dopo l’udienza dei giorni scorsi. Zaccagni, 53 anni, è accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico. Si era avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia.
Il presunto racket sui parcheggi
Stando alle indagini, Zaccagni avrebbe versato circa 4mila euro al mese “per circa due anni” ai capi ultrà interisti Vittorio Boiocchi (ucciso nel 2022) e Andrea Beretta, in cambio del controllo dei parcheggi vicino allo stadio. La Procura ha chiesto una misura interdittiva per la società di Zaccagni. A fare da intermediario nel presunto racket sarebbe stato Giuseppe Caminiti, legato all’esponente della ‘ndrangheta Giuseppe Calabrò.
Ulteriori sviluppi nell’inchiesta
Intanto, per oggi era fissata anche l’udienza al Riesame sul ricorso della difesa contro la misura cautelare in carcere per Luca Lucci, capo ultrà milanista accusato di associazione per delinquere e indagato anche per il tentato omicidio del 2019 di Enzo Anghinelli, di un gruppo rivale ultrà. Lucci, però, ha rinunciato all’impugnazione. L’udienza si terrà oggi per discutere il ricorso di Mauro Nepi, ultrà interista. Per mercoledì, invece, sono fissate le udienze per gli ultras rossoneri Christian Rosiello, noto anche come il bodyguard di Fedez (il cantante non è indagato nell’inchiesta), e Riccardo Bonissi.
Un’inchiesta che getta luce su un mondo oscuro
L’inchiesta ‘doppia curva’ ha svelato un lato oscuro del mondo del tifo organizzato, mostrando come la violenza e la criminalità possano infiltrarsi anche in contesti sportivi. La conferma degli arresti domiciliari per Zaccagni dimostra la gravità delle accuse a suo carico e la necessità di un’attenta indagine per far luce su un sistema di controllo dei parcheggi che sembrava essere gestito da personaggi legati al mondo ultrà e alla criminalità organizzata.