Il decreto legge per i Paesi sicuri
Il governo Meloni ha varato un decreto legge per inserire l’elenco dei Paesi sicuri in una norma primaria, con l’obiettivo di contrastare le decisioni del Tribunale di Roma che hanno bloccato il rimpatrio di migranti in Albania. Il provvedimento, che prevede l’eliminazione di Nigeria, Camerun e Colombia dalla lista, è stato presentato come una “soluzione” per evitare che verdetti come quelli del Tribunale di Roma “impediscano ogni politica migratoria di difesa dei confini”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato che la norma primaria “il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha aggiunto che la nuova norma “serve a cercare un’accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta di protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema delle espulsioni”.
Il provvedimento è stato approvato in modo rapido, senza un pre-Cdm, e la lista dei Paesi sicuri “diventa norma primaria e consente ai giudici di avere un parametro rispetto ad un’ondivaga interpretazione”, ha sintetizzato Piantedosi.
Lo scontro con la magistratura
Il decreto legge ha innescato un acceso scontro tra governo e magistratura. La maggioranza ha accusato i magistrati di essere “politicizzati” e di voler fare “opposizione”, mentre il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini ha chiesto il licenziamento di un magistrato, Marco Patarnello, per un’e-mail ritenuta grave dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Se c’è qualcuno che ha preso il Tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica – ha sottolineato Salvini – ha sbagliato mestiere, molto semplicemente”.
Il ministro Nordio, invece, ha sostenuto che la sentenza della Corte di giustizia europea citata dalle sentenze di Roma, “molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta” dai giudici.
Le critiche delle opposizioni
Le opposizioni hanno criticato il decreto legge, con il M5s che ha presentato un esposto alla Corte dei Conti. Il capogruppo del M5s in commissione Affari Costituzionali Alfonso Colucci ha annunciato di aver presentato l’esposto “per accertare ipotesi di responsabilità erariale per il trasporto di 16 migranti nel centro allestito dal Governo Meloni in Albania”.
Il M5s ha anche contestato i costi del trasporto dei migranti in Albania, con Piantedosi che ha replicato che “il Viminale spende ogni anno 1,7 miliardi di euro per dare assistenza a persone che per il 60-70% dei casi sono destinate a vedersi bocciata la domanda di asilo”.
Anche la Commissione Ue si è espressa sul caso Albania, affermando che “ad essere applicato è il diritto nazionale ma anche standard legati alla protezione internazionale che sono forniti dal diritto Ue”. La portavoce ha aggiunto che “tutte queste misure devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo”.
Considerazioni personali
La questione migratoria è un tema complesso e delicato che richiede un approccio equilibrato e responsabile. Il decreto legge del governo Meloni, pur mirando a contrastare l’immigrazione illegale, rischia di creare tensioni con la magistratura e di alimentare un clima di scontro. È importante che il governo dialoghi con le istituzioni europee e con le organizzazioni internazionali per trovare soluzioni efficaci e durature al problema dell’immigrazione. Inoltre, è fondamentale garantire il rispetto dei diritti umani e la dignità di tutti i migranti.