Un corteo contro la legge sull’aborto
È partito da piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, il corteo “Sul mio corpo decido io, contro il governo che apre le porte dei consultori a obiettori e antiabortisti” che si concluderà a piazza Bocca della Verità. La manifestazione è stata lanciata da Non una di meno e dal Coordinamento delle assemblee dei consultori e delle consultorie.
“Siamo in piazza perché i consultori non si toccano. Siamo in piazza per tutelare la salute pubblica che questo governo ha dimenticato”, dicono. “Nostri i corpi, nostre le decisioni” si legge poi su un grande striscione in testa. E su un altro: “fuori gli obiettori antiscelta dai consultori e dalle nostre vite”.
Mentre tra i tanti cartelli presenti al corteo: “mai più stigma sull’aborto” o “meglio abortito che pro vita”.
Un carro – dove è stata attaccata anche una bandiera della Palestina – precede le persone in cammino.
“Gli attacchi vengono da lontano, siamo noi la maggioranza”
“Gli attacchi vengono da lontano, siamo abituati a essere attaccati ma abbiamo anche la consapevolezza che siamo noi la maggioranza, loro sono un gruppo residuale che ha preso il potere politico e tenta di imporre la sua visione partendo dal corpo delle donne”. A dirlo è Barbara Piccininni dell’Assemblea dei consultori di via Silveri e del Coordinamento delle assemblee dei consultori e delle consultorie.
Sui pro vita sottolinea che “si chiamano così ma in realtà sono antiscelta”.
Solidarietà con Lucha y Siesta
Sull’atto vandalico alla Casa delle Donne Lucha y Siesta, le manifestanti spiegano di essere tra le strade della città anche per quanto accaduto ieri sera. “È vergognoso. È un attacco vile e strumentale perché Lucha y Siesta non è solo una realtà fondamentale e necessaria, ma in quel quadrante è un’organizzazione vitale”, dicono.
La battaglia per i diritti riproduttivi
Il corteo a Roma è un chiaro segnale della crescente preoccupazione per la legge sull’aborto e per la libertà di scelta delle donne. La presenza di obiettori di coscienza nei consultori rappresenta un ostacolo all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, limitando di fatto il diritto delle donne a decidere sul proprio corpo. La mobilitazione di oggi dimostra che la battaglia per i diritti riproduttivi è tutt’altro che conclusa e che la società civile è pronta a difendere il diritto di scelta delle donne.