La zona di abitabilità delle galassie
La Terra si trova in una zona della Via Lattea favorevole alla vita, né troppo vicina né troppo distante dal centro della galassia. Questa scoperta ha aperto la strada alla ricerca di zone abitabili in altre galassie, con l’obiettivo di comprendere quanto potrebbe essere comune la vita tra le stelle.
Secondo Francesca Matteucci, docente di Fisica stellare all’Università di Trieste, esiste una "zona di abitabilità delle galassie". Questo concetto si basa sul legame tra astronomia e biologia, in quanto gli elementi chimici alla base della vita hanno origine da reazioni nel mezzo interstellare.
L’osservazione della distribuzione degli elementi chimici è fondamentale per individuare le zone delle galassie in grado di ospitare forme di vita. Sono stati elaborati modelli che individuano le zone con maggiore probabilità di formazione di sistemi planetari. Il nostro Sistema Solare si trova in ottima posizione nella Via Lattea, mentre nella galassia di Andromeda, più grande della nostra, le posizioni migliori sono più periferiche.
I killer cosmici e la periferia della Via Lattea
La vita è improbabile in zone dove entrano in azione i killer cosmici come le supernovae, stelle che terminano il loro ciclo vitale con una tremenda esplosione, liberando enormi quantità di radiazioni nocive.
Questi fenomeni sono più frequenti in prossimità del centro della galassia, dove si trova anche il buco nero Sagittarius A*. La periferia della Via Lattea, invece, sembrerebbe abbastanza povera di pianeti.
La probabilità di vita nell’universo
Nonostante le sfide, considerando l’enorme quantità di stelle e galassie esistenti, la probabilità che l’universo possa ospitare altre forme di vita oltre la nostra è altissima.
La ricerca di vita si estende anche ai singoli pianeti esterni al Sistema Solare, chiamati esopianeti. Il loro numero cresce di giorno in giorno, e l’aspetto più interessante è che molti non hanno un equivalente nel nostro Sistema Solare.
La diversità degli esopianeti
I pianeti più comuni nella Via Lattea hanno dimensioni intermedie tra la Terra e Nettuno. Non sappiamo cosa siano, potrebbero avere caratteristiche diverse sia dalla Terra sia da Nettuno.
In generale, gli esopianeti presentano una grande diversità, mentre ci saremmo aspettati sistemi planetari simili al nostro. Questo ci fa domandare perché il Sistema Solare si sia formato in questo modo.
La sfida del futuro: comprendere gli esopianeti
La sfida dei prossimi anni non è scoprire altri pianeti extrasolari, ma capire meglio questi mondi, studiandone caratteristiche come quelle legate all’atmosfera e alla temperatura.
L’obiettivo è comprendere la loro varietà e l’origine della loro diversità, forse legata al processo di formazione. In questo saranno molto utili i prossimi telescopi, sia quelli basati a Terra come Elt, sia quelli spaziali, come Plato e la missione europea Ariel.
La missione Ariel e il futuro della ricerca
La missione europea Ariel, il cui lancio è in programma nel 2029, ha l’obiettivo di raccogliere dati sull’atmosfera di circa mille esopianeti.
Queste missioni ci permetteranno di avvicinarci alla comprensione della diversità dei pianeti extrasolari e di rispondere alla domanda se la Terra sia l’unico pianeta a ospitare la vita.
Un futuro di scoperte
La ricerca di vita extraterrestre è una delle sfide più affascinanti della scienza moderna. La scoperta di zone abitabili nelle galassie, la caratterizzazione degli esopianeti e l’analisi della loro atmosfera ci avvicinano alla comprensione della diversità dei pianeti e alla possibilità di scoprire altre forme di vita nell’universo. Il futuro della ricerca si prospetta ricco di scoperte e di nuove domande, che ci spingeranno a esplorare sempre più in profondità i misteri del cosmo.