L’Unione Europea e il divieto dei motori a combustione interna
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha espresso un giudizio netto e senza mezzi termini sulla decisione dell’Unione Europea di vietare i motori a combustione interna nel 2035: “un’idiozia”. In un’intervista rilasciata a margine del Venice Hydrogen Forum di Venezia, Pichetto ha ribadito la sua convinzione che la politica non debba imporre la tecnologia, ma piuttosto lasciar spazio alla ricerca e all’innovazione.
Il ruolo del motore elettrico
Il ministro ha riconosciuto l’importanza del motore elettrico, definendolo “il motore principale” del futuro. Tuttavia, ha sottolineato che non sarà l’unica soluzione per la mobilità: “al 2035 il motore elettrico sarà il motore principale, perché ha sette volte di pezzi in meno, cioè è più facile da fare. Ma quando dico ‘principale’ dico che avrà il 50, 60, 70% del mercato”.
La critica al ruolo della politica
Pichetto ha criticato l’approccio dell’Unione Europea, paragonandolo al “fallimento” dell’Unione Sovietica: “Quando la politica vuole fissare la tecnologia, come ha fatto l’Unione Europea cinque anni fa, o sono dei maghi, e allora non dovrebbero fare i politici, o altrimenti è un fallimento, come è stato un fallimento l’Unione Sovietica dei bei tempi”. Il ministro ha ribadito la necessità di lasciare spazio alla ricerca e all’innovazione, senza imporre vincoli tecnologici che potrebbero limitare il progresso.
Un futuro multiforme per la mobilità
Le dichiarazioni del ministro Pichetto sollevano un punto cruciale: il futuro della mobilità non è univoco e non si limita al solo motore elettrico. L’innovazione tecnologica è in continua evoluzione e la ricerca di soluzioni sostenibili e performanti richiede un approccio aperto e flessibile. Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di creare un ambiente favorevole all’innovazione, piuttosto che imporre soluzioni preconfezionate.