Un viaggio nel mondo di Luigi Billi
Dal 19 ottobre, il Palazzo Esposizioni di Roma ospita la mostra “Luigi Billi. Flashback opere 1992-2015”, un’occasione per riscoprire l’arte di un artista che, a otto anni dalla sua scomparsa, continua a lasciare un’impronta indelebile nel panorama artistico italiano. La mostra, curata da Patrizia Mania e Nicoletta Billi, offre un viaggio nel mondo di Billi, un mondo fatto di memoria personale e collettiva, di critica sociale e di una profonda sensibilità per la texture e la composizione.
Circa cinquanta opere, tra cui i primi “accartocciamenti”, che divennero cifra stilistica dell’artista, e lavori che sovrappongono pittura e fotografia, gesto e materia, ripercorrono le tappe più significative del suo percorso. Dai lavori che indagano la struttura nascosta della natura, come “Cieli di bosco”, a quelli che si confrontano con le aporie delle immagini, come “Cara mamma, stiamo tutti bene. Caro babbo, siamo tutti morti”, e “Eroi”, o con l’impertinenza della parola, come “Ho vietato a mio padre di chiamarmi figlio”, l’arte di Billi si presenta come una continua ricerca espressiva e una tensione etica costante.
Un artista tra cultura pop e natura
Nato a Firenze nel 1958, Luigi Billi si trasferì a Roma negli anni Novanta, dove trovò un ambiente fertile e vivace che favorì l’avvio della sua carriera artistica. L’incontro con il gruppo di “Opening”, composto da Alberto Vannetti, Patrizia Mania, Lucilla Meloni, Domenico Scudero e Natalia Gozzano, fu fondamentale per la sua crescita artistica e intellettuale. La rivista “Opening” divenne un punto di riferimento per Billi, che ne fu uno dei principali animatori.
Il linguaggio pop, tratto da fotoromanzi e icone pubblicitarie, fu la prima sorgente dei suoi lavori. Billi rielaborò e fece suo il concetto del ready-made, scavando nei repertori di immagini per svelarne significati inaspettati. In tal senso, Billi si pose come un “collezionista”, che assorbe e rielabora il proprio materiale iconografico e testuale per indagare la complessa natura delle relazioni umane.
La maggior parte dei suoi lavori si costituisce per serie, su cui ritorna anche a distanza di lunghi periodi: Untitled Kisses (1992 – 1993); Donne (1993 – 1995; 1998); Ho proibito a mio padre di chiamarmi figlio (1996); Hombres (1998); Cara mamma stiamo tutti bene. Caro babbo siamo tutti morti (2000); Eroi (2012 – 2013). A partire dal 1992 la tecnica prediletta diviene quella dello “stropicciamento”: immagini ingrandite e rielaborate vengono in un secondo momento accartocciate e ri-distese in una poetica di “rifiuto e recupero” che diventa la sua cifra distintiva.
Accanto all’interesse e l’indagine sulla cultura pop e sull’inconscio collettivo, Billi sviluppa una ricerca sul concetto di “natura”, articolato in serie che indagano le diverse forme del reale e il concetto stesso di naturale: Paesaggi umani (1990); Naturae (2004); Cieli di bosco (2008 – 2012); Domestic Jungle (2012 – 2013).
Un’eredità artistica viva
La sua opera è stata apprezzata sia in Italia che all’estero, con partecipazioni a importanti eventi come la XII Quadriennale di Roma (1996), la LIV Biennale di Venezia (2011) e la VIII Biennale del Cairo (2001).
Il 2 febbraio 2016, Luigi Billi si è spento fisicamente a questo mondo, lasciando un’eredità vivissima della sua arte e poetica. La mostra “Luigi Billi. Flashback opere 1992-2015” è un’occasione per riscoprire il suo lavoro e per onorare la memoria di un artista che ha saputo indagare la memoria personale e collettiva, il rapporto con la cultura pop e la natura, con una sensibilità unica per la texture e la composizione.
La mostra offre anche l’occasione di presentare il nuovo sito dell’Archivio Luigi Billi, online all’indirizzo www.archivioluigibilli.it, che ha il duplice obiettivo di diffondere e promuovere la sua arte e di contribuire alla definizione del catalogo generale delle sue opere.
Un’eredità di ricerca e di critica sociale
La mostra “Luigi Billi. Flashback opere 1992-2015” rappresenta un’importante occasione per riflettere sul lavoro di un artista che ha saputo indagare la memoria personale e collettiva, il rapporto con la cultura pop e la natura, con una sensibilità unica per la texture e la composizione. L’arte di Billi si presenta come una continua ricerca espressiva e una tensione etica costante, capace di interrogarsi sul mondo che lo circonda e di proporre una critica sociale acuta e profonda.