L’eredità di Scaparro: “Il Re muore” a Bologna
Un’ultima, potente testimonianza del genio di Maurizio Scaparro, uno dei più importanti registi teatrali italiani, arriva al Teatro Dehon di Bologna. Il 18 e 19 ottobre, alle 21, andrà in scena “Il Re muore” di Eugène Ionesco, un’opera che, a sessant’anni dalla sua prima rappresentazione, si rivela più attuale che mai.
Lo spettacolo, con Edoardo Siravo e Isabel Russinova nei ruoli principali, è un’intensa metafora dell’esistenza umana e della fragilità del potere. La regia di Scaparro, con le musiche del premio Oscar Nicola Piovani, crea una messinscena coinvolgente e potente, che non lascia tregua allo spettatore.
“Il Re muore” è un dramma che esplora l’uomo come individuo e come parte di una società in disfacimento. La società, di fronte a segnali sempre più chiari della natura, si ostina a non ascoltarli, a non vederli, a non agire per tempo. Il re, prepotente ed egocentrico, rifiuta il destino, pretendendo di sottometterlo alla sua volontà.
Un’opera che risuona con il presente
La scelta di Scaparro di mettere in scena “Il Re muore” in questo momento storico non è casuale. Come lo stesso regista scrisse: “Ritengo che sia quanto mai necessario mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo. Pandemia e guerra stanno lasciando un segno molto forte nella nostra coscienza ed è per questo che il cast che ho riunito e me, in quanto persone di cultura, abbiamo il compito di far riflettere e far rinascere il pubblico attraverso una storia che sembra essere stata scritta ieri. Il re muore.”
Il testo di Ionesco, con la sua atmosfera surreale e la sua critica feroce alla società, sembra riflettere le paure e le incertezze del nostro tempo. L’opera, che si colloca nel teatro dell’assurdo, con richiami a Beckett e Genet, diventa un’immagine poetica della condizione umana, fragile e in balia di forze più grandi di lei.
Un’eredità di riflessione
La scelta di portare in scena “Il Re muore” in questo momento storico, a pochi mesi dalla scomparsa di Scaparro, è un atto di grande rispetto e di grande coraggio. Il regista, con la sua sensibilità e la sua intelligenza, ha saputo cogliere l’essenza di un testo che, a distanza di decenni, continua a interrogarci sulla nostra fragilità, sul nostro rapporto con il potere e con la natura. “Il Re muore” è un invito alla riflessione, un monito a non perdere di vista la nostra umanità in un mondo sempre più complesso e incerto.