Condanna per mancata registrazione come ‘agente straniero’
Il tribunale Zamoskvoretsky di Mosca ha condannato il ricercatore francese Laurent Vinatier a tre anni di reclusione. L’accusa nei suoi confronti non riguardava spionaggio, ma la violazione della legge russa che obbliga gli stranieri che svolgono attività di informazione o ricerca a registrarsi come ‘agenti stranieri’. Vinatier non si era registrato autonomamente nella lista voluta dal Cremlino, e per questo è stato ritenuto colpevole. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna di tre anni e tre mesi di reclusione.
Un caso che solleva interrogativi sulla libertà di ricerca
La condanna di Vinatier solleva interrogativi sulla libertà di ricerca in Russia. La legge sugli ‘agenti stranieri’, introdotta nel 2012, è stata criticata da organizzazioni internazionali per la sua vaghezza e per il suo potenziale di intimidazione. La legge definisce ‘agente straniero’ chiunque svolga attività di informazione o ricerca per conto di un’organizzazione straniera, e obbliga queste persone a registrarsi presso le autorità russe. La registrazione come ‘agente straniero’ comporta una serie di obblighi e restrizioni, tra cui la necessità di identificarsi come tale in tutte le pubblicazioni e la presentazione di rapporti dettagliati sulle proprie attività.
Una condanna che limita la libertà accademica
La condanna di Vinatier è un esempio di come la legge sugli ‘agenti stranieri’ possa essere utilizzata per limitare la libertà accademica in Russia. La legge, pur presentandosi come uno strumento per la trasparenza, può essere utilizzata per intimidire e silenziare i critici del governo. La condanna di Vinatier dovrebbe essere un monito per la comunità internazionale, che deve continuare a monitorare la situazione dei diritti umani in Russia e a denunciare le violazioni della libertà di espressione e di ricerca.