Un viaggio nell’animo di un uomo sradicato
“La tempesta continua” è uno spettacolo teatrale tratto dal racconto di Peter Handke, premio Nobel per la letteratura, che si addentra nell’animo di un uomo perseguitato dal passato della sua famiglia. La storia, ispirata alla vita della madre dell’autore, si svolge in un contesto di guerra e di sradicamento, dove la perdita della patria si trasforma in una ferita profonda che non guarisce.
Il palcoscenico, vuoto e neutro, rappresenta lo spazio mentale del protagonista, un uomo che si confronta con i fantasmi del suo passato. I suoi parenti, la madre, gli zii, i nonni, appaiono in sogno e nei suoi pensieri, protestando e chiedendo di essere lasciati in pace. L’uomo, a sua volta, replica: “Lasciatemi voi in pace”.
La verità, come suggerisce il titolo, è che la tempesta continua, una tempesta che coinvolge tutto, anche dopo la fine della guerra. Il protagonista, figlio di una slovena e di un tedesco, si ritrova a vivere in un limbo di identità, amato e odiato dai suoi, straniero a se stesso.
La guerra e la perdita della patria
La storia si svolge durante la seconda guerra mondiale, con l’occupazione tedesca della Carinzia, un territorio che, dopo la prima guerra mondiale, era stato annesso all’Austria. La famiglia del protagonista subisce discriminazioni, divieti di usare la propria lingua e di passare al tedesco, con l’adeguamento dei cognomi e l’impoverimento causato dalla distruzione dei campi e dei frutteti da parte dell’esercito tedesco.
Il vano tentativo di lotta partigiana, l’unica nata all’interno del III Reich, per l’indipendenza, si conclude con la morte di tre dei quattro figli e con la sofferenza dei genitori, che si ritrovano soli a dover affrontare la tragedia della perdita della loro patria.
Un palcoscenico di fantasmi
Il regista Claudio Puglisi, con la sua formazione antroposofica e steineriana, crea un gruppo di fantasmi concreti che si muovono sul palcoscenico, trasformandosi da pacifici contadini a soldati, partigiani arrabbiati e ottimisti, morti o sopravvissuti avviliti e vinti. I costumi e il modo di porsi fisicamente degli attori contribuiscono a dare vita a personaggi precisi e identificabili.
Lo spettacolo utilizza la parola, il testo di Handke, per dare corpo alla tragedia della guerra e della perdita della patria. La tempesta della storia diventa un simbolo di questi tempi di guerra, di patrie distrutte, di identità negate e di storie dimenticate.
Un simbolo di speranza
“La tempesta continua” non è solo una rappresentazione della tragedia della guerra, ma anche un simbolo di speranza. Il grande melo di cui si parla all’inizio, sotto cui la famiglia si sedeva, non esiste più, incendiato insieme a tutti gli altri alberi. I tronchi, che scoppiano e bruciano la loro linfa, simbolizzano la perdita, ma anche la possibilità di rinascita.
Lo spettacolo ci invita a riflettere sul passato, sulla nostra storia e sulla nostra identità. Ci ricorda che la guerra e la perdita della patria lasciano cicatrici profonde, ma che la vita continua e che la speranza non muore mai.
Riflessioni sul passato e sul presente
“La tempesta continua” è uno spettacolo che ci invita a riflettere sul passato, sulla storia e sulla nostra identità. La guerra, la perdita della patria e il senso di sradicamento sono temi universali che risuonano ancora oggi, in un mondo segnato da conflitti e da migrazioni di massa. La storia di Handke ci ricorda che la memoria è un elemento fondamentale per comprendere il presente e per costruire un futuro migliore.