Morata racconta la sua battaglia contro la depressione e gli attacchi di panico
Alvaro Morata, attaccante del Milan e della nazionale spagnola, ha rivelato in un’intervista alla radio spagnola Cope di aver attraversato un periodo di grande difficoltà personale, caratterizzato da attacchi di panico e depressione. Il calciatore ha confessato di aver pensato di non poter più giocare a calcio, tanto era il peso della situazione che stava vivendo.
“Quando attraversi momenti davvero difficili, come la depressione o gli attacchi di panico, non importa quale lavoro fai o quale situazione ti trovi nella vita, hai una persona dentro contro cui devi lottare ogni giorno e ogni notte”, ha dichiarato Morata, aggiungendo che “alla fine per me la cosa migliore era andarmene via dalla Spagna, perché era una situazione che non potevo più sopportare”.
L’attaccante ha raccontato di aver subito pesanti critiche da parte dei tifosi spagnoli dopo la finale del Campionato Europeo, al punto da sentirsi a disagio anche quando si trovava al ristorante o al supermercato con la famiglia. “Era imbarazzante stare con i miei figli e uscire per strada. Ogni volta che andavo con loro succedeva qualcosa con le persone, a volte senza cattiveria”, ha detto.
Il supporto di Simeone, Koke e lo staff della Nazionale
Morata ha espresso la sua gratitudine per il supporto ricevuto da diverse persone durante questo periodo difficile. Tra queste, ha menzionato Diego Pablo Simeone, Koke, Miguel Ángel Gil, i compagni e lo staff della Nazionale, il suo psichiatra e il suo “coach”.
“Credo sia la prima volta che lo dico apertamente, ma sì, ho passato un periodo molto brutto e pensavo che non sarei stato in grado di giocare in campo”, ha ammesso Morata. “Siamo quello che si vede in TV e sui social media, ma è un mondo che spesso non è reale. Devi dare un’immagine perché è il tuo lavoro. E sì, ho passato un periodo molto, molto, molto brutto. Sono esploso e c’è stato un momento in cui non riuscivo ad allacciarmi le scarpe. Stavo correndo a casa perché mi si chiudeva la gola e ho iniziato a vedere sfocato”.
L’addio all’Atletico e la decisione di lasciare la Spagna
Morata ha poi ricordato gli ultimi mesi prima degli Europei, confessando di aver dubitato della sua capacità di giocare di nuovo. “Tre mesi prima degli Europei, pensavo se avrei giocato di nuovo una partita. Non ci sono riuscito, non so cosa mi sia preso. Non so cosa non andasse in me. È molto complicato e molto delicato, perché ti rendi conto che ciò che ami di più al mondo è ciò che odi di più”, ha detto.
L’attaccante ha infine parlato del suo addio all’Atletico Madrid e alla Spagna, spiegando che la decisione è stata presa dopo un’intervista in cui ha espresso apertamente il suo pensiero. “All’inizio pensavo di rimanere perché lo volevo davvero, ma dopo un’intervista in cui ho detto quello che pensavo sono uscite notizie sproporzionate. Questo non mi succede in Italia”, ha concluso.
La fragilità degli atleti e il peso della pressione mediatica
La confessione di Morata ci ricorda la fragilità degli atleti, che sono costantemente sotto la lente d’ingrandimento del pubblico e dei media. La pressione per ottenere risultati e l’esposizione mediatica possono avere un impatto significativo sulla salute mentale degli atleti, portando a situazioni di ansia e depressione. È fondamentale che gli atleti abbiano un supporto adeguato da parte di professionisti e di persone care, per affrontare le difficoltà e preservare il loro benessere psico-fisico.