Un ritorno trionfale per “La Vestale”
Dopo un lungo periodo di assenza dai palcoscenici, “La Vestale”, la celebre opera di Gaspare Spontini, torna a Jesi in una nuova produzione che promette di essere un evento memorabile. L’opera, che fu un successo clamoroso alla sua prima rappresentazione a Parigi nel 1807, era stata riproposta in Italia solo nel 1954 alla Scala di Milano in una versione indimenticabile con Maria Callas e Luchino Visconti. Questa nuova edizione, in scena al Teatro Pergolesi il 18 ottobre, si ispira proprio all’interpretazione della Callas, non solo come cantante, ma come donna con tutte le sue passioni.
L’opera, che inaugura la 57/a stagione lirica del teatro jesino, rappresenta l’apice delle celebrazioni per il 250° anniversario della nascita di Spontini, avviate lo scorso marzo con un concerto di Riccardo Muti. “La Vestale” è stata realizzata con non poche difficoltà e opposizioni da Spontini, che si trovava a Parigi da soli quattro anni, grazie alla protezione della moglie di Napoleone, Josephine. La trama narra la storia di Giulia, una vestale romana destinata alla castità, che si innamora del generale Licinio, ma è costretta a reprimere i suoi sentimenti. Combattuta tra dovere e passione, Giulia cederà alla sua anima e spegnerà il fuoco sacro, simbolo della sua castità. Tuttavia, sarà salvata da un miracolo divino che riaccende il fuoco e consacra l’amore tra i due.
Un’opera di grande impatto emotivo
“La Vestale” è un’opera di grande impatto emotivo, caratterizzata da un flusso continuo di cori, recitativi, arie e duetti che si intrecciano tra loro, sostenuti da una partitura orchestrale potente. L’opera è arricchita da due balletti e da un’approfondita analisi psicologica dei personaggi, in particolare di Giulia, che la posizionano a metà tra classicismo e romanticismo.
Il regista, scenografo e costumista Gianluca Falaschi ha rivisitato lo spirito dell’opera ambientandola negli anni ’50 e interpretando Giulia come una donna votata a un fuoco sacro superiore, quello dell’arte, che la mette in contatto con il divino e realizza le sue aspirazioni personali. Le vesti neoclassiche che riproducono quelle della versione scaligera del ’54, disegnate da Piero Zuffi, simbolizzano questo fuoco, e Giulia si spoglierà di esse per cedere all’amore, come la Callas cedette al suo amore divorante per Onassis, sacrificando se stessa al ruolo di donna trofeo di un uomo che la voleva possedere.
Un cast di eccezione
Il ruolo di Giulia sarà interpretato da Carmela Remigio, mentre Bruno Taddia interpreterà Licinio, simbolo dell’ascesa della borghesia, che molti identificavano con la figura di Napoleone. Il cast è completato da Joseph Dahdah (Cinna), Daniela Pini (Grande Vestale), Adriano Gramigni (Gran Pontefice) e Massimo Pagano (console e capo degli Aruspici). L’orchestra La Corelli e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza saranno diretti da Alessandro Benigni, mentre i balletti saranno affidati a Luca Silvestrini, che torna a Jesi, sua città natale, per questa coproduzione con le Fondazioni Teatri di Piacenza, Teatro Verdi di Pisa e Ravenna Manifestazioni.
Un’opera che parla al presente
“La Vestale” non è solo un’opera d’epoca, ma un’opera che parla al presente. La storia di Giulia, divisa tra dovere e passione, è una storia universale che risuona in ogni epoca. La rilettura di Falaschi, che ambienta l’opera negli anni ’50 e la interpreta come un’allegoria del fuoco sacro dell’arte, rende l’opera ancora più attuale e coinvolgente. “La Vestale” è un’opera che ci invita a riflettere sul ruolo della donna nella società, sul conflitto tra ragione e sentimento, e sul potere dell’arte di elevare l’animo umano.