La richiesta di archiviazione
La Procura di Catania ha depositato a novembre del 2022 la richiesta di archiviazione per l’inchiesta che vedeva indagati sette magistrati e due giornaliste. L’inchiesta, aperta per competenza territoriale a Catania, era nata da una denuncia del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, assistito dall’avvocato Ugo Colonna. Al centro dell’indagine, le indagini condotte dai magistrati di Caltanissetta per accertare la veridicità delle dichiarazioni di Avola, che si era autoaccusato di aver partecipato alla strage Borsellino.
Secondo la denuncia, i Pm di Caltanissetta avrebbero iscritto nel registro degli indagati Avola e il suo legale, ritenendo false le dichiarazioni del collaboratore, e avrebbero interrogato come testimoni i giornalisti Michele Santoro e Guido Ruotolo, già indagati, autori di un libro tratto dalle dichiarazioni di Avola.
La Procura di Catania, nella sua richiesta di archiviazione, ha sottolineato che le ipotesi di reato non appaiono fondate in diritto e provate in fatto, e che il reato di abuso d’ufficio è stato abrogato nel frattempo.
La posizione delle giornaliste e dei magistrati
L’avvocato Ugo Colonna, legale di Maurizio Avola, ha confermato la notizia della richiesta di archiviazione, annunciando che non ci sarà opposizione per la posizione delle due giornaliste, indagate per rivelazione del segreto d’ufficio. Per i sette magistrati, invece, non è possibile presentare opposizione perché il reato di abuso d’ufficio è stato abrogato.
La notizia della richiesta di archiviazione è stata pubblicata sul quotidiano La Sicilia il 9 luglio del 2022, ma la Procura di Catania ha precisato che la richiesta era stata depositata già a novembre del 2022.
L’inchiesta sulla strage Borsellino
L’inchiesta che ha portato alla richiesta di archiviazione si inserisce nel contesto delle indagini sulla strage Borsellino, uno degli eventi più tragici della storia italiana. Il collaboratore di giustizia Maurizio Avola, sicario della ‘famiglia’ Santapaola, si era autoaccusato di aver partecipato alla strage, sia il giorno dell’attentato che quello precedente, durante la fase di preparazione dell’esplosivo. Avola ha denunciato anche il coinvolgimento di storici capimafia etnei, come Benedetto ‘Nitto’ Santapaola, suo nipote Aldo Ercolano, e Marcello D’Agata.
Le dichiarazioni di Avola sono state oggetto di attenta analisi da parte dei magistrati di Caltanissetta, che hanno condotto indagini per accertare la loro veridicità. L’inchiesta ha suscitato un grande interesse pubblico, soprattutto per il coinvolgimento di figure di spicco del mondo mafioso e per le implicazioni che avrebbe potuto avere sulla ricostruzione della strage.
Il contesto storico e le implicazioni
La strage Borsellino, avvenuta il 19 luglio 1992, ha segnato un momento di grande dolore e di profonda riflessione per l’Italia. Il magistrato Paolo Borsellino, impegnato nella lotta contro la mafia, è stato assassinato insieme a cinque agenti di scorta in un attentato dinamitardo.
L’inchiesta che ha portato alla richiesta di archiviazione si inserisce in un contesto storico complesso, segnato da una lunga e difficile lotta contro la criminalità organizzata. Le dichiarazioni di Maurizio Avola, se confermate, avrebbero potuto fornire elementi importanti per la ricostruzione della strage e per l’identificazione dei responsabili.
La richiesta di archiviazione, se accolta, chiuderebbe un capitolo di questa lunga e complessa vicenda. Tuttavia, le indagini sulla strage Borsellino continuano, con l’obiettivo di fare piena luce su uno degli eventi più tragici della storia italiana.
Considerazioni personali
La richiesta di archiviazione per l’inchiesta sulla strage Borsellino solleva una serie di interrogativi. È importante ricordare che la giustizia è un processo complesso e che la verità può essere difficile da raggiungere. La decisione di archiviare un’inchiesta non significa necessariamente che non ci siano elementi di prova, ma che questi non sono sufficienti per sostenere un’accusa in giudizio.
La strage Borsellino è un evento che ha profondamente segnato l’Italia e che ha lasciato un vuoto incolmabile. La ricerca della verità e della giustizia è un dovere morale e un impegno che non può essere abbandonato. È auspicabile che le indagini continuino, con la massima attenzione e con l’obiettivo di fare piena luce su questo tragico evento.